Sono 14 gli Stati in cui martedì gli americani potranno votare per le primarie del Partito democratico per scegliere il candidato che a novembre sfiderà Trump alle prossime elezioni presidenziali. 

Per Alabama, Carolina del Nord, Vermont e Virginia i risultati sono attesi verso le 01:30 ora italiana.

Arkansas, Maine, Massachusetts, Oklahoma, Tennessee e Texas comunicheranno il loro verdetto tra le 2 e le 2:30.

California (lo Stato con il maggior numero di delegati), Colorado, Minnesota e Utah saranno gli ultimi a far sapere come è andato il voto a partire dalle 3.

1.344 i delegati che saranno contesi in questo turno, rispetto ai 155 finora assegnati nei primi 4 appuntamenti che hanno coinvolto Iowa, New Hampshire, Nevada e Carolina del Sud. 

I delegati odierni rappresentano circa un terzo del totale e il risultato delle elezioni di questo martedì dirà molto sulle future possibilità dei candidati democratici di potersi guadagnare l'investitura nella Convention di Milwaukee che si svolgerà a metà luglio.

Dopo le defezioni di Buttigieg, Klobuchar e Tom Steyer, molti dei voti già espressi in anticipo andranno persi. Secondo quanto riportato dall'AP, almeno 1,4 milioni di persone avevano già votato in California, ed 1 milione in Texas. 

4 sono i candidati che adesso sono rimasti in lizza: Sanders, Biden, Bloomberg e Warren.

Elizabeth Warren, senatrice del Massachusetts, è da considerarsi già  fuori dalla sfida. Risultati ottenuti finora e sondaggi alla mano non le danno speranza. A meno di sorprese, dopo questo martedì annuncerà il suo addio alla campagna.

La sfida per conquistarsi il maggior numero di delegati odierni è tra i tre vecchietti, quasi ottantenni, che rappresentano tre diverse candidature.

Sanders è il più originale del gruppo: socialdemocratico dichiarato vuole instaurare negli Stati Uniti un regime di Welfare paragonabile a quello europeo, con sanità e istruzione a carico dello Stato. Per gli altri candidati, in base a ciò, sarebbe una specie di rivoluzionario.

Bloomberg è la bella copia di Trump... un miliardario che dopo aver fatto il sindaco di New York adesso ha deciso che aveva voglia di fare il presidente degli Stati Uniti. Per questo ha speso qualche centinaio di milioni di dollari del suo patrimonio, per bombardare di pubblicità gli Stati in cui si vota. Il suo programma? Può essere descritto ricordando che Bloomberg corre come democratico semplicemente perché i repubblicani hanno riconfermato Trump come loro candidato anche per il prossimo mandato. Bloomberg è un avversario che non mollerà fino all'ultimo e toglierà voti e delegati a Biden, il candidato su cui i vertici del Partito democratico hanno deciso di puntare. 

Dopo il successo in Carolina del Sud, Biden viene descritto come il candidato sulla cresta dell'onda dai media americani che, ovviamente, hanno ricevuto qualche telefonata per suggerire la linea da dare ai propri giornalisti... tutto il mondo è Paese. E vista la posta in gioco, l'ex presidente non ha rinunciato a giocare sporco, facendo effettuare chiamate telefoniche automatiche in Alabama, Arkansas, North Carolina, Texas e Virginia con un "vecchio" audio in cui Obama descrive Biden come "uno statista, leader che vede chiaramente quali siano le sfide che l'America sta affrontando in un mondo che cambia". Obama non ha autorizzato l'utilizzo dell'audio e non si è ancora espresso a favore di alcun candidato tra quelli in lizza. La linea politica di Biden? Una riproposizione di quello che ha fatto Obama e di quello che avrebbe fatto la Clinton: definirsi "liberal" (i socialisti in America non esistono) a parole per poi mettere in pratica politiche iperliberiste. Ricordate Matteo Renzi? Ha copiato da loro.