Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il Dottor Gregorio Scribano, opinionista e social media manager, sensibile alle problematiche sociali ed esperto in comunicazione e giornalismo partecipativo. Abbiamo affrontato con lui il tema, purtroppo sempre attuale, della violenza sessuale.
Dottor Scribano, perché è importante parlare di Violenza di Genere?
Quello della violenza di genere è un tema di cui siamo abituati a sentir parlare con il voyeurismo tipico della cronaca nera. Ma questo è il modo peggiore di affrontarlo. Le parti in causa sono molteplici: le vittime di violenza che decidono di intraprendere un’azione giudiziaria, i Centri antiviolenza, le Forze dell’Ordine specializzate, le aule di Giustizia, dove spesso le persone offese non vengono credute. È importante parlarne perché la conoscenza e la consapevolezza sono i migliori deterrenti alla commissione di reati e alla loro prevenzione. Informare aiuta le potenziali vittime a riconoscere i comportamenti violenti e a rivolgersi immediatamente a professionisti per aiuto. Inoltre, bisogna superare l’indifferenza sociale: non si può più voltarsi dall’altra parte di fronte a episodi di violenza.
Perché le donne non denunciano? E quali sono le motivazioni che possono scoraggiare una donna dal denunciare una violenza commessa da un uomo?
La risposta è incredibilmente complessa. Le donne che trovano il coraggio di denunciare spesso vengono sottoposte a lunghe trafile di domande, richieste di dettagli superflui che le costringono a rivivere il trauma. Inoltre, i pregiudizi ancora presenti nella società e nel sistema giudiziario possono minare la credibilità della denuncia e portare a processi lunghi e dolorosi.
Ci sono molte ragioni complesse e interconnesse per cui molte donne non denunciano le violenze subite, sia in ambito domestico che sul posto di lavoro, e in altri contesti. Alcuni dei motivi principali li possiamo così sintetizzare:
Paura delle ritorsioni: Le donne temono che la denuncia possa peggiorare la loro situazione, portando a violenze ancora più gravi o vendette. Questo è particolarmente vero in contesti in cui il maltrattante ha un potere significativo, come un partner, un datore di lavoro o un membro della famiglia.
Mancanza di fiducia nelle istituzioni: Molte donne non credono che le autorità o i servizi di supporto siano in grado di aiutarle in modo efficace. In alcuni casi, la mancanza di risorse, supporto psicologico o formazione da parte di polizia, giudici o altri professionisti può portare alla disillusione.
Dipendenza economica o emotiva: In situazioni di violenza domestica, molte donne sono finanziariamente dipendenti dal maltrattante, e temono di non poter sostenere se stesse e i figli senza il supporto economico dell’aggressore. Inoltre, ci può essere una dipendenza emotiva, dove la vittima si sente incapace di interrompere la relazione nonostante la violenza.
Colpa e vergogna: La vittima può sentirsi in colpa per quanto accaduto, pensando di aver causato l’aggressione. La vergogna può anche essere legata al timore di non essere creduta, o alla paura di essere giudicata dalla società, dalla famiglia o dalla comunità.
Stereotipi e norme sociali: In alcune culture o contesti, può esserci un forte stigma riguardo alla denuncia di violenza, con la convinzione che la famiglia debba risolvere i problemi internamente, o che la violenza sia “normale” in determinate dinamiche familiari o lavorative.
Isolamento: Le vittime di violenza, soprattutto domestica, spesso sono isolate socialmente, senza una rete di supporto di amici o familiari a cui rivolgersi. Questo isolamento rende ancora più difficile chiedere aiuto o denunciare l’aggressione.
Minimizzazione della violenza: Alcune donne non riconoscono la gravità della violenza subita, specialmente quando si tratta di violenza psicologica o emotiva, che può essere meno evidente. La normalizzazione della violenza o il razionalizzarla come parte di una relazione può impedire la denuncia.
Mancanza di consapevolezza dei propri diritti: In alcuni casi, le donne potrebbero non essere completamente consapevoli dei loro diritti legali o delle risorse a loro disposizione, come centri antiviolenza, avvocati, o strutture di supporto legale.
Questi fattori possono variare in base al contesto culturale, economico e sociale, ma è fondamentale che vengano creati spazi sicuri e risorse adeguate per incoraggiare le donne a rompere il silenzio e a cercare aiuto.
Anche gli uomini subiscono violenza di genere? E nel caso, come reagiscono?
Sì, anche gli uomini possono essere vittime di violenza di genere, sebbene il fenomeno abbia numeri inferiori rispetto alla violenza sulle donne. Spesso, gli uomini subiscono violenze psicologiche, economiche o sono coinvolti in situazioni di separazioni conflittuali, dove possono subire vessazioni. Tuttavia, vi è una grande difficoltà a denunciare, a causa dello stigma sociale e del retaggio culturale che vede l’uomo come forte e dominante. L’imbarazzo e la paura di non essere presi sul serio li portano spesso a soffrire in silenzio.
È fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza sul fatto che anche gli uomini possono essere vittime di violenza di genere e che esistono risorse di supporto anche per loro. Creare spazi sicuri per gli uomini, dove possano parlare della violenza subita senza sentirsi giudicati o stigmatizzati, è un passo cruciale per abbattere le barriere e favorire la denuncia. La violenza di genere, infatti, non ha sesso e non riguarda solo le donne, ma tutti coloro che ne sono vittime.
In che modo affrontate questa difficilissima battaglia?
Attraverso campagne di sensibilizzazione, formazione nelle scuole e sui social media, supporto alle vittime con sportelli d’ascolto e collaborazioni con associazioni che operano nel settore. È essenziale lavorare su più livelli: dalla prevenzione alla protezione delle vittime, fino alla rieducazione degli aggressori. Inoltre, è fondamentale un impegno culturale per contrastare gli stereotipi di genere e promuovere una società più equa.
Quanto è importante il ruolo dei media nella lotta alla violenza di genere?
I media hanno una responsabilità enorme. Un’informazione corretta può contribuire a cambiare la percezione della violenza di genere, smantellare stereotipi dannosi e promuovere una cultura del rispetto. Purtroppo, spesso si assiste a una narrazione tossica che minimizza il problema o lo spettacolarizza senza sensibilizzare davvero.
E quanto è importante il ruolo della famiglia e della scuola nella lotta alla violenza di genere?
Il ruolo della famiglia e della scuola nella lotta alla violenza di genere è fondamentale, poiché entrambe sono istituzioni primarie che influiscono profondamente sulla formazione dei valori e dei comportamenti delle persone, fin dalla giovane età. Intervenire in questi ambiti significa prevenire e combattere la violenza di genere in modo efficace, creando una base culturale solida per la costruzione di una società più equa, rispettosa e priva di violenza.
La famiglia è il primo luogo dove un individuo apprende i valori, i comportamenti e le dinamiche di relazione. La sua influenza sulla formazione delle convinzioni riguardo alla parità di genere e al rispetto reciproco è cruciale. Una famiglia che promuove l’uguaglianza, il rispetto e la non violenza contribuisce a prevenire la violenza di genere nelle generazioni future.
La scuola, come istituzione educativa e sociale, ha un impatto significativo nel formare la mentalità delle nuove generazioni e nel trasmettere i valori fondamentali di rispetto e uguaglianza. È uno degli spazi principali dove i giovani possono apprendere e interiorizzare comportamenti sani e non violenti.
L’integrazione tra il ruolo educativo della famiglia e quello della scuola è essenziale nella lotta contro la violenza di genere.
La famiglia e la scuola giocano ruoli complementari e fondamentali nella lotta alla violenza di genere. La famiglia è il primo nucleo in cui i valori di parità e rispetto vengono formati, mentre la scuola fornisce gli strumenti educativi e la formazione necessaria per costruire una cultura sana e non violenta. Entrambe le istituzioni devono essere impegnate in un’educazione preventiva che promuova l’uguaglianza e il rispetto tra i generi e che interagiscano per offrire supporto alle vittime e prevenire future situazioni di violenza.
Cosa può fare ognuno di noi nel quotidiano per combattere la violenza di genere?
Innanzitutto, non restare indifferenti. Se si sospetta che una persona sia vittima di violenza, bisogna offrirle sostegno e indirizzarla verso le strutture adeguate. È importante anche educare i più giovani al rispetto e all’uguaglianza, per prevenire futuri comportamenti abusivi. Inoltre, denunciare qualsiasi forma di violenza, anche verbale, aiuta a creare una cultura dell’inclusione e del rispetto.
Un’ultima domanda: qual è il messaggio che vuole lasciare alle vittime di violenza?
La lotta alla violenza di genere è una battaglia collettiva, e ogni piccola azione quotidiana può contribuire a cambiare la cultura della nostra società. Ognuno di noi, con il proprio comportamento, le proprie parole e le proprie azioni, può fare la differenza. L’impegno a livello personale è un tassello essenziale per creare un ambiente in cui il rispetto, la parità e la non violenza siano la norma, non l’eccezione. Il messaggio che deve passare è “Non siete sole”! Esistono associazioni, enti e persone pronte ad aiutarvi. Trovate il coraggio di denunciare, perché solo così si può spezzare il ciclo della violenza. La libertà e la dignità non devono mai essere messe in discussione.