In Italia si parla sempre di sviluppo, incentivazione, Pil, ma ci si dimentica che lo Stato è il primo artefice della mancata crescita. Infatti, non appena un prodotto ha una larga diffusione, immancabilmente, viene caricato da una tassazione abnorme. Tassazione che, oltretutto, finisce per coprire deficit di bilancio causati da incentivi o bonus che hanno lo scopo di mitigare tasse e imposte applicate in precedenza!

La Cgia, settimanalmente, ci ricorda le incongruenze di questo illogico sistema segnalandocene di volta in volta le varie anomalie. Il "memento" di questa settimana è il carico fiscale applicato sui 42,8 milioni di autoveicoli presenti in Italia che, ogni anno, ammonta a ben 73 miliardi, quasi due volte il gettito dalle imposte che gravano su tutti gli immobili presenti nel Paese, pari a poco più di 40 miliardi di euro.

Non solo, nonostante la crisi che ha colpito fino a 3 anni fa tutto il settore dell’auto, tra il 2009 e il 2016 (ultimo dato disponibile pubblicato dall’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) il gettito fiscale sugli autoveicoli è aumentato del 10,1 percento (in termini assoluti pari a 6,7 miliardi di euro), mentre la crescita dell’inflazione è stata del 9 per cento.

Come è diviso il carico fiscale che grava sull'auto? Intorno al 65% è da addebitare al carburante. A questa voce va aggiunta l'Iva sulla manutenzione e riparazione/acquisto di ricambi, accessori e pneumatici che, solo nel 2016, ha pesato sulle tasche degli italiani per 10,2 miliardi di euro (pari al 14 percento della spesa totale).

L’Iva sull’acquisto degli autoveicoli, invece, è costata poco più di 7 miliardi di euro (9,8 per cento del totale), mentre il bollo auto ha assicurato alle Regioni 6,6 miliardi (9,1 per cento del totale).

Le imposte sui parcheggi e sulle contravvenzioni hanno garantito un gettito di 5,6 miliardi (7,7 per cento del totale), quelle sui premi di assicurazione Rc auto quasi 3,9 miliardi di euro (5,3 per cento del totale). Sui pedaggi autostradali il fisco ha riscosso 2 miliardi, mentre l’imposta di trascrizione ha permesso alle Amministrazioni provinciali di incassare 1,7 miliardi. Sui lubrificanti, infine, imposte e accise sono costate agli automobilisti 1 miliardo di euro.

Quali sono le considerazioni della Cgia in relazione a questi dati? Citando una ricerca realizzata nei mesi scorsi dall'European House-Ambrosetti in cui si sostiene che "il sistema Paese potrebbe risparmiare fino a 12 miliardi di euro all’anno, attraverso una migliore organizzazione della mobilità nelle 14 città metropolitane del Paese", l'attuale situazione finisce per costringerci a "sostenere un insieme di costi aggiuntivi pesantissimi.

In primo luogo come cittadini, perché il trasporto pubblico funziona poco e male ed è foriero di inefficienze; in secondo luogo come automobilisti, perché non avendo un sistema di pubblica mobilità dignitoso, siamo costretti a utilizzare il nostro automezzo, subendo, tra le altre cose, un carico fiscale spaventoso."