Al confine tra gli USA (Texas) e il Messico (Stato del Chihuahua) “il paradiso” si confronta con “l’inferno”: da un lato vi è il sogno americanoEl Paso – e dall’altro Ciudad Juarez circondata dal deserto che dal 1966 è sede di una delle prime maquiladoras del Paese. Il costo della manodopera bassissimo (principalmente femminile), ampi spazi e una posizione strategica che riduceva notevolmente i costi di trasporto e permetteva al personale americano di rientrare negli Usa dopo il lavoro hanno trasformato questa cittadina in uno dei principali parchi industriali del Paese su modello statunitense.

La globalizzazione ha accelerato questo fenomeno infatti moltissimi marchi americani, tedeschi (Deutsche Bahn che rappresenta le ferrovie di Stato della Germania), giapponesi e di molti altri fra i paesi più industrializzati e ricchi del mondo hanno delocalizzato le loro produzioni di semilavorati in questi parchi dislocati lungo il confine messicano. Gli impianti lavorano 24h su 24, in pochi secondi si assemblano elettrodomestici e computers successivamente i semilavorati vengono rispediti nei paesi di origine per il completamento del ciclo e la commercializzazione permettendo alle multinazionali enormi profitti, costi bassissimi e favolose agevolazioni fiscali. 

Questo fenomeno ha attirato gradualmente molti messicani da tutto il paese e immigrati da altri stati del centro-sud America inoltre tutti coloro che non sono potuti immigrare negli USA hanno deciso di fermarsi qui. 

Le svalutazioni del peso nel 1982 e nel 1994 hanno spinto molte donne messicane a cercare lavoro. Tra il 1970 e il 1995, il 18% della forza lavoro era costituita da donne la maggioranza delle quali lavorava nelle maquiladoras che assumevano personale con scarse referenze che veniva formato sul posto di lavoro.

Era stata e rimane la povertà uno dei fattor principali che spinge le donne a lavorare nelle maquiladoras. 

Agli uomini venivano assegnati incarichi di supervisione, gestione, ingegneria e lavori tecnici, mentre le donne erano relegate a lavori poco qualificati. Le giovani venivano assunte più spesso delle donne anziane, ma dipendeva anche dal tipo di fabbrica e degli incarichi. Le giovani donne single spesso venivano assunte in fabbriche a migliori condizioni di lavoro, come gli stabilimenti di elettronica, mentre le donne anziane e le madri lavoravano in fabbriche di abbigliamento più faticose e di scarsa qualificazione. 

Di fatto alle donne non è ancora permesso rimanere incinte mentre lavorano per questo devono sottoporsi a test di gravidanza. Alcuni datori richiedono le dimissioni delle lavoratrici che sono in stato di gravidanza. Le donne candidate devono sottoporsi al test e vengono assunte solo se questo risulta negativo mentre alle donne che rimangono incinte mentre lavorano nelle fabbriche maquila vengono affidati incarichi più faticosi e costrette a fare straordinari non pagati per convincerle a dimettersi. 

The Humans Rights Watch ha scritto un rapporto nel 1996 sui fallimenti del governo nell'affrontare questo problema nonostante il fatto che i test di gravidanza violino il diritto del lavoro federale messicano. Queste violazioni sono praticate tutt’ora. 

Molte donne subiscono molestie sessuali sul posto di lavoro da parte dei supervisori e non trovano alcun aiuto e tutela.  

“Il salario minimo stabilito dal governo messicano è appena sufficiente per sostenere una famiglia anche con entrambi i genitori che lavorano. Con il salario stabilito dallo stato si può acquistare solo circa un quarto dei beni di prima necessità essenziali per la famiglia di un lavoratore tipico: questo la dice lunga sui rapporti che intercorrono tra i governati di quel Paese e le muntinazionali infatti le maquilas pagano a un tasso molto più alto del salario minimo perché comunque la moneta messicana rapportata al dollaro risulta estremamente conveniente per gli investitori e nella maggior parte dei mercati, poiché c'è molta concorrenza, possono accaparrarsi i migliori lavoratori e i lavoratori non lavoreranno senza trasporti e altri bonus. Il salario minimo del 2015 era di 70,1 pesos al giorno a Tijuana (i salari minimi variano in base alla zona e alla classificazione dei lavoratori) o circa 0,55 dollari l'ora al tasso di cambio del 2016 di 16 pesos per dollaro, mentre la maggior parte delle posizioni di livello base nelle maquilas pagava più di 2 dollari l'ora inclusi i bonus e il 25% pagato alla previdenza sociale, all'alloggio e alla pensione.  Comunque anche nelle fabbriche maquila i salari sono ancora molto bassi e molte famiglie mandano a lavorare i loro bambini. In alcune maquiladoras, quando decidono di licenziare degli operai la mole di lavoro viene affidata a a quelli che rimangono: questi ultimi non viene data una retribuzione più alta e ci si aspetta che mantengano la loro produzione senza una diminuzione della qualità. Spesso fanno straordinari involontari e non vengono pagati per il loro lavoro extra.” 

Il ritmo e la pressione sulla produzione sono così intensi ed elevati  da provocare dolori molto forti alla colonna vertebrale, spalle, collo e braccia e, molto spesso, si verificano infortuni che provocano gravi invalidità o la morte. Molte maquilas non denunciano gli infortuni e i lavoratori non vengono né risarciti né assistiti durante la malattia. I rischi molto spesso sono collegati al contatto con sostanze chimiche tossiche, le condizioni dei luoghi di lavoro sono insalubri perché privi di ventilazione e altre precauzioni che garantiscano la sicurezza e tutela della salute di chi ci lavora che è costretto a svolgere i suoi incarichi senza le debite protezioni come maschere, guanti e vestiario adatti. 

“Sia il governo degli Stati Uniti che quello messicano affermano di essere impegnati nella protezione dell'ambiente, ma le politiche ambientali non sono sempre state applicate nonostante il fatto che le maquilas devono essere certificate e fornire una dichiarazione di impatto ambientale. In Messico, la maggior parte delle maquiladoras sono global player (ossia imprese competitive su tutti i fronti in ambito internazionale) che utilizzano standard internazionali per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti che superano i requisiti messicani e che richiedono la riesportazione di tutti i rifiuti generati. L'accordo di La Paz firmato da Messico e Stati Uniti nel 1983 richiede che i rifiuti pericolosi creati dalle società statunitensi vengano trasportati negli Stati Uniti per lo smaltimento. Tuttavia, l'Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente (EPA) riferisce che solo 91 delle 600 maquiladoras situate lungo il confine tra Texas e Messico hanno restituito rifiuti pericolosi negli Stati Uniti dal 1987. Lo United States Geological Survey, lo stato della California e l'Imperial County Health Department, tra gli altri, hanno tutti affermato che il New River, che scorre da Mexicali, Baja California, Messico vicino al confine tra Messico e Stati Uniti nel Salton Sea della California, è "il fiume più sporco d'America". La presenza di rifiuti tossici nei paesi vicini alle fabbriche della maquila ha portato a conseguenze gravissime per la salute delle persone che vi abitano. Tra il 1988 e il 1992, 163 bambini a Juarez sono nati senza cervello a causa delle sostanze chimiche tossiche delle fabbriche.” 

Con il passare degli anni la situazione sociale e politica interna è andata deteriorandosi al punto tale che attualmente corruzione e violenza vengono praticati alla luce del sole, anche da parte della polizia, senza alcun pudore. 

Ultimamente Ciudad Juarez è divenuta tristemente famosa come centro di smistamento di droga ed esseri umani ma prima ancora deteneva un altro doloroso primato, quello delle croci rosa.

Infatti dalla metà degli anni Novanta fino alla metà del 2010 Ciudad Juarez era indicata come la città con il più alto numero di donne uccise e di persone scomparse e mai ritrovate. Le persone morte e/o scomparse hanno un’età che va dai 15 ai 39 anni, e non si tratta solo di donne. 

In base ai dati forniti all’Istituto Messicano di Diritti Umani e Democrazia i casi di persone scomparse nel 2024 sono 3710, con 3185 uomini e 525 donne, mentre nel 2022 gli scomparsi erano 3493, con 3012 uomini e 481 donne. Ormai questo terribile fenomeno si è talmente consolidato che ha perso la sua risonanza mediatica.

Le caratteristiche delle donne uccise, tra i corpi ritrovati e delle scomparse, sono più o meno le stesse. Le vittime sono generalmente giovani donne, adolescenti e ragazze tra i 7 e i 25 anni, con risorse limitate, studenti, lavoratrici e che in alcuni casi hanno dovuto abbandonare gli studi secondari per iniziare a lavorare. 

“Oltre alla resistenza delle autorità, la difficoltà del procedimento burocratico e la difficoltà in generale per poter denunciare la scomparsa che è disarmante. La legge dà il diritto a presentare denuncia anche nelle prime 24 ore, ma nonostante questo le autorità minimizzano dicendo che “(…) sarà dal ragazzo o con gli amici…”

Affermazione che si ripete sistematicamente in tutte le interviste rilasciate dalle madri delle scomparse. 

Nancy nel luglio del 2011 aveva da poco terminato gli studi e: “mi ha detto che doveva andare in centro, in un negozio per cercare lavoro. Da quel momento non l’ho più rivista”.

Le strade di questa città all’ora di punta si intasano e, fra le centinaia di auto e pick-up targati Chihuahua e Texas, si possono trovare fermi nel traffico file interminabili di autobus bianchi utilizzati per portare e riportare a casa chi lavora nelle maquiladoras: molte giovani sono salite un mattino e non sono più tornate dai loro cari che ancora le stanno cercando nel deserto nella speranza di ritrovare i loro resti.


Nel 1970 Jannacci cantava:“Messico e nuvole il tempo passa sull'America
Il vento suona la sua armonica che voglia di piangere ho.
Messico e nuvole la faccia triste dell'America
Il vento insiste con l'armonica che voglia di piangere ho.”