41 anni fa la mafia fece assassinare Piersanti Mattarella, democristiano, eletto dall'Ars presidente della Regione Siciliana il 9 febbraio 1978 con 77 voti su 100, il risultato più alto della storia dell'Assemblea, alla guida di una coalizione di centro-sinistra con l'appoggio esterno del Partito Comunista Italiano. 

Era domenica quella del 6 gennaio 1980, quando Matterella salì sulla 132 parcheggiata sotto la sua abitazione in in via della Libertà a Palermo, insieme alla moglie, ai due figli e alla suocera per andare a messa, quando un sicario si avvicinò al finestrino e lo freddò a colpi di pistola. 

Un delitto che, secondo una recentissima inchiesta di Report sulle stragi di mafia, sarebbe stato eseguito da due esponenti dell'estremismo di destra, tra cui Giusva Fioravanti.

Oggi hanno ricordato il fratello dell'attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in molti tra politici e magistrati.

"Piersanti Mattarella - ha detto il leader di Leu ed ex Pm Pietro Grasso - aveva avviato un rinnovamento politico, culturale e civile; voleva che la nostra terra fosse libera dalle logiche mafiose per sviluppare le sue potenzialità con trasparenza e rigore. Un sogno per tutte le persone oneste. Per questo fu ucciso".

"Il suo coraggio - ha sottolineato il presidente della Camera Roberto Fico - e la coerenza morale devono costituire per noi tutti l'esempio da cui trarre ispirazione e forza necessaria" nella lotta "contro la criminalità".