Questo è il comunicato che l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori de l’Unità ha pubblicato sul sito web del giornale.

Volete che vi paghiamo gli stipendi? Convincete i vostri ex colleghi a rinunciare ai loro diritti. Anche questo accade a l’Unità, il giornale dei lavoratori, fondato da Antonio Gramsci. Le provocazioni della proprietà sono diventate ormai, da tempo, il nostro amaro pane quotidiano. Ma quest’ultima ha superato ogni limite e rischia di diventare un pericoloso precedente nel mondo dell’editoria. Alla richiesta del Cdr di sapere quando sarebbero stati pagati gli stipendi di aprile, la risposta dell’amministratore delegato de l’Unità srl , è stata: «Appena farete ritirare il pignoramento dalle vostre colleghe».

Questa risposta, messa nero su bianco, si definisce in un modo solo: un ricatto. A questo siamo arrivati: dei lavoratori per ottenere il dovuto, dovrebbero “persuadere” ex colleghi, che avevano perso il posto di lavoro, a rinunciare a un diritto acquisito e riconosciuto da sentenze di tribunale. Siamo allo scatenamento di una “guerra tra poveri”, al miserabile tentativo di sancire che i nostri diritti si realizzano solo se calpestano altrui diritti!

La peggiore legge della giungla. Cosa ha da dire in proposito il Partito Democratico, che ancor oggi è socio di minoranza, attraverso la Fondazione Eyu, de l’Unità srl?. E non ha niente da eccepire il neo rieletto segretario del Pd? Noi non ci presteremo a questo ricatto. l’Unità rischia di diventare il laboratorio del peggio nelle relazioni sindacali.

Diritti calpestati, decisioni umilianti prese dall’azienda, come quella di pagare il 5 per cento delle retribuzioni. A chi si comporta in questo modo, risponderemo, col supporto della Fnsi, ricorrendo nelle sedi giudiziarie competenti per denunciare questi comportamenti e per ottenere sanzioni contro la proprietà previste dalla legge. Alle azioni legali, affiancheremo, come già avvenuto, iniziative di lotta.

Oggi lavoriamo per far capire le nostre ragioni ai lettori, domani, mercoledì, sciopereremo e giovedì l’Unità non sarà in edicola. Una scelta sofferta, che paghiamo di persona. Ma lo facciamo con la convinzione di essere dalla parte della ragione. E che assieme ai nostri diritti di lavoratrici e lavoratori, stiamo difendendo il senso di una storia, e di una testata, che altri stanno infangando.

I lavoratori de l'Unità, il giornale dei lavoratori, si domandano se in relazione a quanto sta accadendo il neo rieletto segretario del Pd, Matteo Renzi, non abbia niente da dire. In fondo, quei lavoratori, senza tanto pensarci, hanno difeso Renzi e le sue scelte oltre ogni logica, difendendo pure la proprietà per cercare di smentire presunti vantaggi ottenuti tramite il PD dal gruppo Pessina per essersi fatto carico delle difficoltà del giornale, dopo il servizio di Report.

E nonostante tanto impegno e tanta abnegazione Renzi che fa, non dice niente? Per ora no. È intento a fare già campagna elettorale tirando in ballo New York Times, Movimento 5 Stelle, Grillo, Veronesi e Rita Levi Montalcini sull'argomento vaccini e su presunte figuracce internazionali dei pentastellati. Evidentemente anche Gentiloni è in procinto di stare sereno ed è bene che inizi a preparare le valigie.

E i lavoratori de l'Unità? Che adottino il motto dei Carabinieri e diventino usi ad obbedir tacendo e tacendo morir... nel loro caso, però, di fame, perché i Carabineri, per ora, vengono ancora pagati.