«... Dai ricorsi di Emiliano alle dichiarazioni irresponsabili del Movimento 5 Stelle che vorrebbero convertirla in una università per il turismo. Per fortuna abbiamo potuto contare sulla più che leale collaborazione del Governatore Toti, del Sindaco di Genova ed alla fine anche di quello di Taranto. Penso che in Italia abbiamo un serio problema di populismo sindacale, già purtroppo sperimentato con Almaviva e Alitalia. |...| 

Io avrei avuto tutto l'interesse a dire che il governo, dopo aver trovato un investitore, recuperato un miliardo dai Riva per le bonifiche ed ottenuto l'ok dell'Antitrust europeo - che Emiliano e Fiom giudicavano impossibile aveva fatto il suo dovere. In fondo, il negoziato compete alle parti ed un suo fallimento sarebbe stato esclusivamente imputabile a loro. Per senso di responsabilità abbiamo deciso di provare a fare questo tentativo lavorando notte e giorno. Ed ero pronto a rimanere in seduta permanente fino al giuramento del nuovo Governo. La posizione di totale chiusura di Uilm, Fiom e Usb ha fatto cadere ogni possibilità.»

Questo il commento del ministro Calenda sulla trattativa Ilva, dopo che i sindacati ieri hanno abbandonato il tavolo dei negoziati, a conclusione dell'intervista "in stile assist" rilasciata al quotidiano La Stampa.


In risposta alle parole dell'ormai ex ministro le parole di Sergio Bellavita e Francesco Rizzo di USB: «Le stizzite dichiarazioni dell'ormai ex ministro Calenda che accusano Unione Sindacale di Base e Fiom di populismo sindacale per non aver accettato la sua proposta di chiusura dell'accordo per la cessione di Ilva ad Arcelormittal, sono pretestuose e testimoniano la sua personale totale inadeguatezza nel ricoprire un ruolo tanto importante sul piano sociale ed economico.

In primo luogo l'aver presentato un testo per l'accordo conferma che il governo non ha svolto nessun ruolo terzo rispetto alle parti coinvolte. Inoltre, mentre Arcelormittal non ha spostato di una virgola la sua posizione, il governo interviene con ulteriori risorse a sostegno di un piano industriale che prevede circa 5300 esuberi a fronte di una crescita della produzione. Ciò significa esplicitamente prendere le parti dell'azienda.

La realtà è che Calenda e il suo ministero hanno gestito sin dal primo giorno una vicenda così rilevante sul piano sociale e industriale con una leggerezza ed un pressappochismo inquietanti. La stessa scelta di convocare d'urgenza il tavolo Ilva allo scopo di chiudere in tutta fretta l'accordo prima dell'arrivo del nuovo governo è stato un atto dilettantistico e incomprensibile.

Le distanze tra la posizione di netta contrarietà della maggior parte delle organizzazioni sindacali e Arcelormittal non erano tali, in tutta evidenza, da poter essere superate con un colpo di mano del ministro e senza nessuna novità particolare. La firma del contratto di vendita tra Ilva in amministrazione straordinaria e Arcelormittal, secretata sino a pochi giorni fa, ha definito impegni e condizioni.

Una trattativa reale non c'è mai stata ed al sindacato è stato semplicemente chiesto di aderire ad uno schema predefinito, inviolabile. Il governo Gentiloni ha quindi enormi responsabilità nel non aver costruito una soluzione adeguata per Ilva.

Il ricatto del ministro di spegnere i forni senza la firma dell'accordo è l'ultimo patetico atto di un governo, lo ripetiamo, senza più alcuna legittimazione politica e sociale. Ilva sopravvivrà a Calenda.»


Sulla stessa linea dei sindacati la posizione del presidente della regione Puglia, Michele Emiliano che solo un paio di giorni fa aveva annunciato l'apertura di un "tavolo regionale" sull'Ilva, dichiarando di non poter accettare che la vicenda si concludesse con un abbassamento dei livelli occupazionali e con una discontinuità contrattuale a danno dei lavoratori.

«Ieri non ho detto nulla: volevo che tutta l'Italia capisse che Calenda è andato a sbattere contro un muro di cemento armato senza che nessuno lo aiutasse a fallire.

Ha fallito - ha continuato Emiliano - perché non ha una percezione esatta di quello che succede all'Ilva, come probabilmente non ce l'ha anche di altre vertenze che non ha risolto.

Ci vuole poco ad essere più aperti verso la Puglia rispetto al governo del Partito Democratico guidato da Renzi e poi da Gentiloni. Purtroppo nei confronti della Puglia noi abbiamo trovato sempre chiusure.»