Mentre sul piano sportivo le vicende del Milan, seppur con alterne fortune vista la recente eliminazione dall'Europa League, sembrano funzionare, su quello societario, la nuova proprietà cinese continua a scricchiolare, tenuta a galla solo dal fondo Elliott che ha interesse a supportare non tanto Yonghong Li quanto il proprio investimento.

In pratica, seppur non legalmente, il fondo d'investimento statunitense è ormai da considerarsi di fatto il proprietario del Milan. Infatti, l'attuale dirigenza ha incaricato la banca d'affari Merrill Lynch di trovare un nuovo finanziatore per allungare le scadenze che prevedono il rimborso, compresi gli interessi, del prestito di quasi mezzo miliardo che ha permesso all'imprenditore cinese di acquistare il Milan, ma senza esito.

Così sarà lo stesso fondo Elliott, secondo quanto riportato da alcune fonti, a garantire le scadenze finanziarie della squadra rossonera per consentirle una tranquilla conclusione della stagione, dopo il pagamento in ritardo da parte di Li dell’ultima tranche dell'aumento di capitale da 60 milioni di euro.

E che le finanze di Yonghong Li non siano così floride lo dimostrerebbe la sentenza con cui il tribunale del popolo di Shenzhen ha dichiarato fallita la sua società Jie Ande, in seguito alla causa intentata dalla Banca di Canton per entrare in possesso della fidejussione relativa all'11% del pacchetto azionario di una società quotata in borsa, posta a garanzia del prestito dalla stessa Jie Ande.

La Jie Ande non farebbe comunque parte del pacchetto di asset che YongHong Li avrebbe indicato tra le garanzie della propria posizione finanziaria prima di effettuare l'acquisto del Milan.

Nel frattempo, in merito alle segnalazioni di operazioni sospette trasmesse da Bankitalia alla Gdf in relazione all'acquisto della società rossonera, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati, secondo quanto riportato dall'Ansa, confermando ciò che era già stato anticipato lo scorso gennaio.

Secondo l’Ansa, il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, cui sarebbe stata affidata l'inchiesta, al momento non ha effettuato rogatorie o altre attività d’indagine.