Per la trentina, o poco più, di mufloni dell'Isola del Giglio che l'Ente Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano aveva prima deciso di far abbattere perché non originari della fauna locale salvo poi ritornare sulla decisione presa a seguito delle proteste degli ambientalisti e non solo, in questi giorni si stanno svolgendo le operazioni di eradicazione.

I primi animali, catturati e trasportati dall'Ente Parco, hanno trovato accoglienza presso il Centro di Recupero Fauna di Semproniano e i rifugi individuati da LAV e WWF - dove saranno loro garantiti cure e protezione fino a fine vita naturale - e presso altre aree messe a disposizione dai Carabinieri Forestali. 
 
Come si ricorderà, fanno sapere in una nota congiunta gli uffici stampa di Lav e WWF, il progetto Life "LetsGo Giglio", finanziato dall'Unione Europea, prevede che la popolazione di mufloni che vive da decenni all'isola del Giglio, introdotta per fini venatori ed estranea all'ambiente naturale protetto, venga rimossa per tutelare la biodiversità autoctona.

Dal momento che l'eradicazione di una popolazione considerata aliena invasiva – come nel caso del muflone nella penisola – prevede anche l'abbattimento diretto, questo ha suscitato nello specifico un forte movimento di protesta da parte di tanti singoli cittadini e associazioni, al punto che la dirigenza del Parco ha deciso di convocare un tavolo di confronto con LAV e WWF allo scopo di individuare possibili alternative all'uccisione degli animali. È stato così trovato un accordo per sospendere gli abbattimenti, provvedendo ad intensificare gli interventi di cattura e il trasferimento dei mufloni presso i rifugi individuati o messi a disposizione dalle due associazioni.
 
"Certamente il tema del controllo delle specie individuate come aliene comporta visioni e sensibilità diverse. In questo caso, grazie anche alla disponibilità del Parco e alle norme che prevedono l'opportunità di prendere in considerazione metodi non letali nel caso di eradicazioni per fini di conservazione– dichiarano LAV e WWF – abbiamo accettato di farci carico del mantenimento degli animali catturati e traslocati a cura del parco presso nostre strutture selezionate o messe a disposizione da altre associazioni e dai Carabinieri Forestali per garantirne la sopravvivenza nelle migliori condizioni possibili. Riteniamo quanto deciso una buona pratica che dimostra come è possibile trovare dei punti di mediazione pur partendo da impostazioni diverse". 
Le operazioni di cattura continueranno anche nelle prossime settimane, così da garantire la riduzione dell'impatto sul benessere degli animali, lasciando loro tutto il tempo necessario per adattarsi alla nuova situazione prima della prossima primavera.