Alzi la mano chi si ricordi e, dati alla mano, dimostri che prima d'ora una compagnia aerea abbia cancellato i propri voli, a meno che non fossero stati privi di passeggeri sia all'andata che al ritorno?

Ryanair è divenuta la prima compagnia aerea a farlo... per un mese e mezzo, lasciando a terra 702 voli e circa 400.000 passeggeri... solo in Italia!

Ma è possibile credere che tutto ciò possa essere accaduto per mettere i dipendenti in ferie, magari anche contro la loro volontà? Lo hanno creduto in pochi fin dall'inizio e adesso non lo crede più nessuno.

Semplicemente, la verità è che i piloti Ryanair hanno trovato condizioni economiche e di lavoro migliori delle attuali e hanno abbandonato la compagnia irlandese, lasciando dei vuoti in organico tali da costringerla a ridurne i voli per non rischiare di violare le regole europee che prevedono limiti d'impiego del personale ben definiti.

Ryanair, finora, aveva approfittato di un mercato in cui crisi economica e fattori legati alla sicurezza avevano limitato guadagni e sopravvivenza di molte compagnie aeree. Ai rischi sulla sicurezza la gente ormai sembra aver fatto l'abitudine e non sembrano più un ostacolo per partire... eventualmente -  nel caso dei turisti - vengono cambiate le destinazioni, ma non si rinuncia al viaggio. E per quanto riguiarda la crisi economica per molte nazioni è superata...

Risultato? Far volare la gente comincia ad essere di nuovo un business che genera profitti, senza contare i voli commerciali destinati esclusivamente al trasporto merci, anch'essi in aumento grazie all'ecommerce e al sempre maggior numero di persone che fa acquisti esclusivamente davanti al computer.

Conseguenza? La richiesta di piloti aumenta e aumenta anche la loro retribuzione. Finora, Ryanair, oltre che sui passeggeri aveva generato i propri utili anche sul personale, ricorrendo a contratti che impedivano ai propri dipendenti anche dal promuovere azioni sindacali  contro l'azienda!

A questo bisogna anche aggiungere che una recente sentenza della Corte europea ha riconosciuto, per una causa iniziata in Belgio, che la giurisdizione del lavoratore Ryanair deve essere a Bruxelles e non più in Irlanda.

Pertanto, Ryanair adesso si vede costretta ad operare, se vuol riprendere a volare normalmente, sulla base delle regole sindacali e commerciali con cui, invece, altre low cost hanno sempre operato. Riuscirà Ryanair a rimanere sul mercato operando senza poter esser più "furba" delle altre concorrenti?

Per il momento non sembra che ancora abbia capito la "lezione". A dimostrarlo è sufficiente il titolo di un comunicato stampa in cui "Ryanair comunica a Enac l'impossibilità a partecipare ad una riunione, assicurando genericaamente che adempirà agli obblighi previsti dal regolamento comunitario".

In due precedenti comunicati, prima l'Enac informava di monitorare la situazione relativa alla cancellazione dei voli Ryanair e di vigilare sul rispetto del regolamento comunitario che tutela i diritti dei passeggeri relativi sia ai rimborsi che alle compensazioni, successivamente dichiarava di aver convocato Ryanair per verificare le criticità emerse in merito dopo le segnalazioni dei passeggeri.

Riuscirà il funanmbolico Michael O'Leary a capire che, per continuare a volare, Ryanair dovrà necessariamente "cambiare rotta"?