Cosa c’è dietro la collaborazione di Nicola Grande Aracri? Ne parliamo con Vincenzo Musacchio
Professore cosa c’è dietro questa voglia di collaborazione di un boss di questo calibro?Credo le due domande da porsi siano: perché c’è questa collaborazione e come mai in questo preciso momento storico. Se il pentimento fosse reale, saremmo di fronte ad un nuovo Tommaso Buscetta. Se uno ndranghetista di questo calibro parlasse veramente di tutto ciò che conosce della ndrangheta e delle sue connessioni con la politica, l’imprenditoria, le banche e la finanza, non solo in Italia, potrebbe determinare un terremoto istituzionale.
Potrebbe inquadrare il personaggio dal punto di vista criminale?È un boss di primo livello che incarna in sé le due caratteristiche peculiari nella nuova ndrangheta: ferocia criminale e spirito mercatistico imprenditoriale. Con un paragone azzardato potremmo dire che incarna in sé le caratteristiche di Vito Ciancimino e di Totò Riina messi insieme, con un’evoluzione verso l’ultimo Matteo Messina Denaro. I paragoni, ovviamente, per significare come un boss di questo calibro possa fare nomi di personaggi delle alte sfere.
Secondo lei perché ha deciso di collaborare?Posso solo azzardare un’ipotesi, ma del tutto personale e soprattutto di natura intuitiva. Se fosse vera la collaborazione, potrebbe ripetersi ciò che accadde tra Buscetta e Falcone. Grande Aracri ha chiesto di parlare con Gratteri. Buscetta allora determinò la conoscenza del fenomeno mafioso legato a Cosa Nostra rendendo noti particolari sino ad allora totalmente sconosciuti agli inquirenti. Se Gratteri sarà all’altezza del compito che ai tempi fu di Falcone, potremmo conoscere molti aspetti criminogeni della ndrangheta che oggi ignoriamo.
Lei pensa che Grande Aracri parlerà dei rapporti con la politica? Buscetta all’inizio non ne parlò.I tempi sono diversi, tuttavia, credo che se la collaborazione sarà reale potremo comprendere perlomeno se questi legami esistano e in che modo siano intessuti. Personalmente credo che esistano. Sarà abilità degli inquirenti e in particolare di Nicola Gratteri, se sarà lui a interrogarlo, farci conoscere nomi e cognomi del cd. quarto livello, senza il quale è bene ricordare le mafie sarebbero semplici organizzazioni criminali.
Chi dovrà temere?Mio nonno mi diceva sempre “male non fare, paura non avere”. Credo che un boss di quel livello abbia avuto contatti sia in Italia (es. Emilia Romagna, Lombardia, Veneto) che all’estero (es. Svizzera, Olanda, Germania). A temere quindi credo saranno in tanti. Ci sono solo due cose che mi puzzano un po’: come mai un boss di quel livello decida improvvisamente di collaborare e come mai una notizia così riservata e importante sia divenuta di dominio pubblico.
Secondo lei avrebbero dovuto tenerla segreta?Assolutamente sì!
Vincenzo Musacchio, giurista e docente di diritto penale, è associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). E' ricercatore dell'Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. E’ stato allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto.