La ricostruzione della possibile scissione del PD rappresentata con questioni temporali relative alla celebrazione del Congresso e telefonate non fatte da parte di Renzi ai rappresentanti della minoranza è semplicemente una caricatura, l'ultima disperata trovata della propaganda renziana a difesa dell'attuale segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi.

La fretta con cui Renzi vuole celebrare il Congresso è dovuta alla disperazione dell'attuale segretario di fermare la caduta di consensi che lo hanno visto protagonista in negativo nei due principali appuntamenti elettorali del 2016: le amministrative ed il referendum costituzionale.

Renzi poteva indire il Congresso all'Assemblea Nazionale dello scorso dicembre, come chiedeva Cuperlo e come in molti della minoranza si attendevano. Ciò avrebbe permesso a chiunque avesse voluto candidarsi di avere il tempo di illustrare il proprio programma ai circoli PD di tutta Italia. E questo, magari, dopo una conferenza programmatica in cui fossero chiari a tutti i confini entro i quali il partito dovrebbe agire. Una proposta di buon senso che finora è stata volutamente ignorata da Renzi.

Che cosa sta cercando di fare il segretario del PD? Dopo aver traccheggiato per due mesi ha improvvisamente aperto alla celebrazione del Congresso, capovolgendo la realtà e addossando la colpa alla minoranza dem se ancora non era stato indetto.

Qual è lo scopo? Che un congresso lampo, senza che gli altri candidati, meno noti, riescano fisicamente e mediaticamente a farsi conoscere e a far conoscere il proprio programma, consentirà a Renzi di sfruttare la notorietà della propria immagine, rafforzata dalla propaganda di giornali e tv "amiche", e di farsi così rieleggere alle primarie - dove voterà chiunque e non solo gli iscritti - senza correre alcun rischio di non venire rieletto. Ed in base allo statuto del partito, sarà lui il candidato premier alle prossime elezioni politiche.

Non solo. Eleggere in primavera il segretario, costituirebbe anche la possibilità di avere mano libera nei confronti del governo in modo da decidere, in base alla convenienza, di andare alle urne il prima possibile.

Prima dell'Assemblea Nazionale del PD che si svolgerà domenica, sabato si sono riuniti a Roma, al Teatro Vittoria al Testaccio, i tre sfidanti che si sono candidati alla segreteria del partito in opposizione a Renzi: Enrico Rossi, Roberto Speranza e Michele Emiliano.

L'occasione è stata la presentazione del manifesto "Idee e proposte per cambiare l'Italia, la sinistra, il Partito Democratico". In sostanza, il programma politico di Enrico per la candidatura a segretario.



Come ospite della giornata, Rossi è stato il primo a parlare ed il primo a sottolineare la necessità di tre punti imprescindibili che hanno caratterizzato i successivi interventi: riportare la collegialità all'interno del PD che non deve essere più il partito di un capo,  riprendere a parlare con i "meno fortunati", con quelli che una volta costituivano il proprio elettorato di riferimento, dare un'identità al partito partendo dai valori del socialismo.

In questa dichiarazione, il succo dell'intervento di Rossi: «Riprendere i principi e i valori del socialismo per cambiare il mondo e trovare un equilibrio tra capitalismo e democrazia.»

Nel caso Matteo Renzi non sia disponibile a capire questo problema, la scissione non dovrà causare nessun patema. Le due identità del partito potranno continuare a parlarsi da posizioni diverse, ma almeno ben chiare e definite. Per Rossi, è arrivato il momento di affermare «valori e ideali a cui non vogliamo rinunciare e per i quali vogliamo continuare a batterci.»

Nonostante oggi fosse la giornata di Enrico Rossi, il presidente della Toscana ha dato la parola anche ai suoi due contendenti, Speranza ed Emiliano, per segnare la distanza di questa "collegialità" con l'individualismo sfrenato che ha caratterizzato Renzi ed il renzismo.

L'intervento di Roberto Speranza è stato sulla stessa linea di quello di Rossi ed è riassumibile in questa frase: «Il punto è chi siamo!»

Un'affermazione non certo secondaria visto che le diseguaglianze della globalizzazione che, oltre che nel mondo si sono presentate anche in Italia, sono state affrontate dal PD di Renzi senza saper dare risposte ai più deboli e ai giovani. Per rimodernare l'Italia, Renzi ha rottamato le persone, ma non le idee sbagliate del passato.

Quindi i mille giorni del suo governo si sono risolti in questo modo. La società più green è diventata quella delle trivelle e del ciaone. La scuola degli insegnati precari è diventata quella degli insegnanti arrabbiati. E a chi chiedeva stabilità e sicurezza del lavoro si è risposto con i voucher. Senza dimenticare l'equità fiscale con cui si è prevista l'abolizione della tassa sulla prima casa anche per i miliardari.

Su questi temi, scuola, lavoro, ambiente - ha detto Speranza - abbiamo perso gran parte della nostra gente.

Inoltre, non sono mancate neppure le critiche al gruppo dirigente, definito corresponsabile dell'attuale situazione nel partito e nel paese per la sua subalternità a Renzi, tanto che per conoscere la verità bisogna attendere un fuorionda!

Infine, Speranza ha espresso anche la necessità che il PD assuma un impegno nei confronti del governo perché rimanga in carica fino al 2018, con l'impegno di Gentiloni di mettere al centro del suo programma la questione sociale, le modifiche richieste dalla CGIL sui voucher ed una nuova legge elettorale che possa trovare equilibrio tra rappresentanza e governabilità, oltre all'impegno che il prossimo parlamento possa esser deciso dai cittadini.

Michele Emiliano, nel suo intervento, si è scusato per esser stato in passato un sostenitore di Renzi, convinto che l'ex premier sarebbe stato in grado di cambiare il modo di risolvere i problemi dell'Italia.

Emiliano ha ricordato anche lui, citando le periferie, l'incapacità del PD di parlare a quello che dovrebbe essere il proprio elettorato di riferimento ed ha indicato nel referendum sulle trivelle il punto definitivo di svolta dell'esperienza di governo di Renzi.

L'attuale segretario del PD è stato descritto come un politico che agisce in base solo alla propria convenienza con l'unico scopo di mantenere se stesso al potere, incapace di vivere il partito come comunità, anteponendo ad esso i suoi interessi politici e personali.

Per evitare la scissione, Michele Emiliano ha auspicato che all'Assemblea Nazionale Renzi possa rimandare di qualche settimana il Congresso, anticipando ad esso una conferenza programmatica che possa consentire al Partito Democratico di discutere sui temi che ne hanno caratterizzato le divisioni in modo da avere la possibilità di riprendere a dialogare anche con il proprio elettorato di riferimento.

In una telefonata che c'è stata venerdì tra Renzi ed Emiliano, l'attuale segretario avrebbe dato garanzie in tal senso. Non rimane che attendere se sarà realmente così.