Tramite il proprio profilo facebook l'onorevole Roberto Speranza, capo in pectore della minoranza dem, ha pubblicato il resoconto Istat sui voucher venduti nei primi 10 mesi nel 2016: 121,5 milioni. 32% in più rispetto all'anno scorso.

«Dietro questi voucher - ha scritto Speranza - sta dilagando una forma di precarietà indifendibile che colpisce i più deboli. Dobbiamo essere noi a porre subito rimedio. In Parlamento c'è già una buona proposta. Non si può più aspettare.»

Poche ore dopo, lo stesso Speranza pubblicava sul suo blog personale nel sito dell'Huffington Post un articolo in cui riassumeva la vicenda Voucher insieme a quella della dichiarazione piuttosto singolare rilasciata dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti riguardo ai giovani che vanno all'estero rispetto a quelli che rimangono in Italia, a cui alcuni parlamentari hanno fatto seguire un paio di mozioni di sfiducia presentate al Senato (Atto n. 1-00706 e Atto n. 1-00708) nei confronti dello stesso ministro, arrivando alla decisione riassunta in questo ultimatum: via i voucher o sfiducia!

Così scrive Speranza: «Io credo che un'esternazione errata possa capitare a tutti. E le scuse sono sicuramente un segno positivo di umiltà. Un ministro si può sfiduciare solo per una frase sbagliata? Alcuni pensano di si. Io non ne sono convinto. Forse è solo propaganda. Ma quello di cui invece sono molto convinto è che il ministro del lavoro non può continuare a non vedere che nel fiume di questa nuova precarietà stiamo perdendo un'intera generazione. E questo si che varrebbe la sfiducia.»

Come sempre accade ai parlamentari del PD, difficilmente l'azione segue la dichiarazione. Basta un soffio di vento a far loro sembrare accettabile ciò che un attimo prima era assolutamente inaccettabile. Inoltre, difficile poter quantificare il seguito nell'Aula del Senato delle truppe di Speranza, senza dimenticare il metodo di voto di quell'aula che lascia spazio ad alcuni bizantinismi.

In conclusione, difficile dire che la dichiarazione di Speranza possa tradursi già in una prima debacle per la tenuta della maggioranza al Senato. Comunque, in ogni caso, potrà essere indicativa sulla tenuta della segreteria di Renzi per capire se, dopo aver abbandonato il Governo, può ancora esser sicuro di avere in mano il partito. In fondo, all'Assemblea Nazinoale, su 1000 delegati, il segretario in carica ha ricevuto il voto solo di metà di essi.