In un lungo post, lunedì, il premier Conte si rivolge al quotidiano Repubblica per lamentarsi di falsità e diffamazioni "del più variopinto tenore" di cui sarebbe stato vittima da parte del giornale diretto da Calabresi.

Per tale motivo Conte ha dichiarato che avrebbe negato qualsiasi intervista in esclusiva a Repubblica: «Il Suo giornale - ha scritto il premier - sta esibendo nei miei personali confronti un’ostilità talmente preconcetta e denigratoria che non intendo rilasciarle interviste», rimanendo invece disponibile ad un confronto da tenersi sul momento attuale che sta vivendo la carta stampata, sullo stato dell’informazione e su altre rilevanti questioni per il nostro sistema democratico... In pratica, Conte vorrebbe trasformarsi in giornalista per parlare della crisi di Repubblica.



Al di là di chi abbia torto o ragione, la vicenda in sé diventa interessante perché porta alla luce una certa contraddizione nell'agire di questo Governo. Infatti, il suo rappresentante, il presidente del Consiglio, primo ministro, si lamenta di essere descritto (da un giornale) per quello che non è, anche con l'uso di fatti e persone neppure collegate alla politica, per giudicarlo su temi che invece hanno a che fare solo con le scelte del suo Governo.

Ma non si accorge, Giuseppe Conte, di essere in contraddizione con se stesso? Infatti, i suoi due ministri, nonché vicepremier del "suo" Governo, passano gran parte del loro tempo a rilasciare dichiarazioni "battagliere" nei confronti di chiunque non si complimenti o non approvi qualunque cosa dicano in relazione a qualunque argomento... fino ad arrivare agli insulti: "Juncker ubriacone".

Ma allora, perché Conte, se ritiene di essere più che giustificato nel non dover parlare con Repubblica da cui si sente attaccato ed offeso ingiustamente, dovrebbe pensare di poter dialogare serenamente e costruttivamente con la Commissione europea in merito alla manovra economica del 2019, dopo che il suo presidente ed i suoi commissari vengono quotidianamente sbeffeggiati e insultati da Di Maio e Salvini?