Democrazia, sovranità nazionale e integrazione economica globale sono tra loro incompatibili: si possono combinare due delle tre, ma mai averle tutte e tre simultaneamente e pienamente (Dani Rodrik, L’ineludibile trilemma dell’economia mondiale, 2007).

Se ci aspettiamo grandi cambiamenti ma siamo molto incerti su quale forma esattamente prenderanno, allora la nostra fiducia sarà debole. Lo stato della fiducia è rilevante perché è uno dei fattori principali nel determinare gli investimenti (John M. Keynes, Teoria generale, 1936).

Utilizzando queste due citazioni, il Centro Studi di Confindustria apre il suo ultimo rapporto sull'andamento dell'economia italiana.

Diciamolo subito. Confindustria, nonostante Renzi e il suo riformismo, nel futuro prossimo vede brillare più ombre che luci. L'andamento dell'economia mondiale dopo il golpe in Turchia, le elezioni in Germania e gli attentati terroristici è ulteriormente peggiorato.

La crescita mondiale nel settore della produzione ed in quello del commercio ne hanno risentito, con un PIL che, prima della crisi aumentava del 3,2% annuo e gli scambi di beni del 6,8%. Adesso, i dati registrati non vanno oltre il 2,4% il primo e l’1,8% i secondi.

Se nel mondo l'economia cresce meno, in Italia, invece, non cresce per niente. Confindustria indica la scorsa primavera come spartiacque. In quel periodo la crescita italiana si è arrestata, con gli ultimi indicatori che confermano una linea piatta, tanto che i livelli del 2007, di questo passo, potranno essere raggiunti solo nel 2028!

Per Confindustria, gli investimenti sono penalizzati dalla bassa redditività, mentre è ai massimi la quota del lavoro sul valore aggiunto per effetto di una dinamica salariale che nel settore privato non ha tenuito conto né della recessione, né del grave aumento della disoccupazione, causando così un ulteriore ostacolo all'innovazione delle aziende, anche rispetto a quel che ibvece accade in Europa.

Come uscire da tutto questo? Continuando il percorso sulla strada delle riforme. E proprio in questo senso, Confindustria coglie l'ennesima occasione per appoggiare il Sì al referendum confermativo relativo alla nuova Costituzione, su cui gli italiani saranno chiamati a votare in autunno. Con il nuovo testo costituzionale migliorebbe la governabilità e migliorerebbero le condizioni per l'approvazione di ulteriori riforme che favorirebbero gl investimenti.

Infine il Prodotto Interno Lordo. Per il 2016 è previsto in crescita del +0,7%, mentre l'anno prossimo aumenterà soltanto del +0,5%. Numeri del tutto diversi dalle ottimistiche previsioni di Confindustria e del Governo ipotizzate lo scorso anno.