Il 6 aprile si è svolta una nuova assemblea della Lega Serie A che aveva per argomento la gestione dell'emergenza Covid da parte delle società di calcio, almeno per quelle che sono impegnate nella massima serie. 

Prima questione. Gli stipendi.
La Juventus ha risolto in proprio la faccenda trovando un accordo con i propri tesserati. Ieri, le altre squadre hanno proposto ai loro calciatori una riduzione di 1/3 dello stipendio lordo annuale (pari a 4 mensilità) se la stagione non dovesse terminare, oppure la riduzione ad 1/6 (pari a 2 mensilità) se il campionato dovesse riprendere. Questa è la regola generale, ma ogni club potrà poi trovare con i suoi tesserati la soluzione ritenuta più soddisfacente.

Seconda questione. Ripresa del campionato.
Rimane ferma la volontà di portare a termine la stagione, ma senza correre rischi, anche in base a ciò che il Governo deciderà. In ogni caso, entro fine settimana si avranno ulteriori indicazioni in tal senso, anche per quanto riguarda le modalità di un'eventuale ripresa degli allenamenti.


Alle decisioni della lega queste sono stati i commenti, rispettivamente, di Tommasi e Calcagno, presidente e vicepresidente  dell'Associazione Calciatori

«Se le società di serie A si devono trovare in assemblea per dire che non pagheranno gli stipendi, quando in realtà a tu per tu con i giocatori i singoli club stanno cercando accordi di buon senso, è molto preoccupante. Come ha detto Messi, non riesco a capire la logica imprenditoriale alla base di questo comportamento: mettere in cattiva luce i giocatori, principali protagonisti dello spettacolo, quando tutti o quasi stanno già discutendo con i club come uscire insieme da questa crisi. Mi pare una follia».

«È una proposta vergognosa e irricevibile. È chiara l’indicazione che si vuol far pagare solo ai calciatori gli eventuali danni della crisi. L’unica parte rilevante del comunicato della Lega è l’inciso con cui si dice che le squadre dovranno negoziare le modifiche contrattuali con i singoli giocatori».


Sulla stessa linea, il commento di Renzo Ulivieri, che ha parlato in rappresentanza degli allenatori:

«La dichiarazione della Lega Serie A ci pare estemporanea perché ancora non sappiamo che fine faranno i campionati; dichiarazione quindi che lascia il tempo che trova. Saranno le leggi statali e le norme della FIGC a regolare le singole posizioni. Stando così le cose vorremmo evitare ogni tipo di polemica, perché non è tempo. Semmai il tono, che ci pare padronale, ovviamente non ci garba.I nostri allenatori di alto livello sono andati oltre la disponibilità perché hanno manifestato sin da subito la volontà di contribuire. Va però ricordato che alle dipendenze delle società di calcio ci sono altri allenatori, istruttori, preparatori e collaboratori che hanno meri redditi di lavoro: anche al di sotto delle medie nazionali. Su questi redditi non è ammissibile pensare ad alcuna riduzione. Per umanità».