James Comey, ex direttore FBI, ha parlato per la prima volta in pubblico da quando Donald Trump lo ha improvvisamente licenziato il 9 maggio scorso, accettando di testimoniare davanti alla Commissione Intelligence del Senato, che lo ha convocato per l'inchiesta relativa ad una possibile influenza della Russia sull'esito delle elezioni presidenziali americane.

James Comey aveva anticipato ieri la sua testimonianza in una nota scritta in cui anticipava che per Trump l'indagine sulla Russia era un problema.

Oggi, davanti alla Commissione del Senato, Comey ha dichiarato che in una riunione che si è tenuta nell'ufficio ovale della Casa Bianca il 14 febbraio scorso Trump gli ha chiesto di abbandonare l'inchiesta sull'ex consigliere della Sicurezza Nazionale Michael Flynn, collegata a quella sulla possibile interferenza della Russia nelle elezioni presidenziali.

Nella sua testimonianza, Comey ha ribadito che la Russia ha interferito con le elezioni statunitensi, anche se non modificando direttamente i singoli voti espressi direttamente dai singoli elettori.

Sempre, secondo Comey, l'iniziativa di sabotaggio da parte della Russia è iniziata nell'estate del 2015 o, perlomeno, in quella data l'FBI ne è venuta a conoscenza.

Questi alcuni dei passaggi più significativi della testimonianza rilasciata dall'ex direttore dell'FBI che, pur cercando di mantenere le sue parole su un terreno del tutto professionale, non ha però potuto evitare di scatenare, in special modo da parte di alcuni senatori democratici, paragoni tra questa vicenda e quella del Watergate, con l'evidente interferenza del presidente Trump di ostacolare un'indagine dell'FBI.

James Comey, ha ipotizzato di aver avuto la sensazione che il mantenimento del suo incarico all'FBI fosse legato alle richieste pervenutegli da Trump, accusando il presidente di averlo diffamato e di aver mentito sul lavoro dell'agenzia, ma si è rifiutato di esprimere la propria opinione se ciò che Donald Trump ha fatto possa essere interpretato come di ostacolo alla giustizia.

Secondo quanto riportato da un fonte familiare, Trump ha seguito l'udienza con Marc Kasowitz e altri consulenti a lui vicini in una sala della Casa Bianca. Finora, nessun commento via Twitter è stato inviato dal presidente degli Stati Uniti.