Dott. Vincenzo Petrosino - Medico Chirurgo, Oncologo Chirurgo, Salerno - È un po' come la storiella famosa, quella in cui "si sono persi i buoi e si cercano le corna"... Tra tanti sprechi in sanità esistono aziende che vanno a controllare se è appropriata o meno la prescrizione di un "classico protettore" o antinfiammatorio o antibiotico.

Purtroppo a parte qualche comprensibile errore umano, questa appropriatezza non è esattamente semplice da applicare. Spesso esistono prescrizioni indotte da specialisti che dovrebbero essere prescritte dagli stessi.

Inoltre esiste il problema delle eparine e di tanti accertamenti diagnostici, specialmente le RM.  Alla fine si perde più tempo tra norme e appropriatezze che per la cura dell'ammalato. Di  questo passo credo che i burocrati scaldasedie a sbafo che non hanno mai avuto spesso una realtà professionale sui territori, resteranno soli a gestire se stessi e gli spesso enormi straordinari...

Chiedetevi perché molti medici non vogliono più fare i medici di medicina generale! 

Un nuovo giro di vite sull’appropriatezza prescrittiva si abbatte sui medici di famiglia della provincia di Latina. Cinque professionisti dovranno restituire complessivamente 15.851,77 euro all’Asl locale, a seguito di un controllo campione sulle ricette del 2024. A riportarlo è Il Messaggero, che cita una delibera ufficializzata il 20 giugno scorso.

A eseguire i controlli sono state le commissioni per l’appropriatezza prescrittiva attive nei distretti sanitari del territorio pontino. Il risultato? 722 prescrizioni fuori dai parametri autorizzati, distribuite su circa 200 pazienti.

Due le principali anomalie riscontrate:

  • Quantità eccessive di farmaci rispetto alle dosi massime autorizzate. In certi casi, i pazienti hanno ricevuto il doppio della quantità prevista. Tra i medicinali coinvolti ci sono inibitori di pompa protonica (usati per gastriti e reflusso), statine (contro il colesterolo), vitamina D ed eparine a basso peso molecolare.

  • Uso improprio di un farmaco antidolorifico per l’Herpes Zoster (fuoco di Sant’Antonio), prescritto senza associarlo a una terapia antivirale, come invece richiesto dalla scheda tecnica del medicinale.

I medici coinvolti sono stati ascoltati dalle commissioni interne dell’Asl, composte da medici e farmacisti. Le verifiche, svolte a campione, hanno portato a una decisione unanime: recuperare le somme spese in modo non conforme, detraendole dalle retribuzioni future. Nessuna conseguenza penale o disciplinare, ma un richiamo secco al rispetto delle regole di spesa pubblica.

Se da un lato la Asl difende il principio dell’appropriatezza prescrittiva – «strumento fondamentale per l’equilibrio tra diritto alla cura e sostenibilità economica» – dall’altro emerge il quadro di una medicina generale allo stremo.

Un’indagine della Fimmg Lazio, condotta su 55 medici di base della provincia, fotografa una realtà fatta di giornate da 10-11 ore, 27 pazienti visitati al giorno in media (fuori dai periodi d’emergenza), e un carico amministrativo che oscura l’attività clinica.

In una settimana tipo:

  • 27 visite mediche quotidiane (di cui 16 programmate e oltre 11 urgenti),
  • 28 consulenze al giorno,
  • più di 78 prescrizioni di farmaci quotidiane,
  • centinaia di richieste tra visite, esami, certificati e terapie domiciliari.

Nella stessa settimana, i 55 studi coinvolti hanno emesso 4.466 ricette, molte delle quali ripetitive o richieste da specialisti ma trascritte dai medici di famiglia.

Il dato più allarmante non è solo il numero delle prescrizioni contestate, ma il sistema che le produce: un impianto burocratico che scarica sul medico di base compiti che andrebbero distribuiti meglio, o snelliti. Molte ricette, per esempio, vengono «passate» dagli specialisti senza prescrizione formale, costringendo il medico di famiglia ad assumersene la responsabilità – e il rischio.

Una macchina che chiede efficienza, ma zavorra i professionisti con ostacoli non clinici. E ora presenta il conto.