Ieri, dopo quasi un anno, si è sentita nuovamente diffusa via radio la voce del califfo dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, che ha incitato i propri combattenti ad una lotta di resistenza.

Gli argomenti che ha utilizzato non sono originali, affermando l'imprimatur divino alla lotta, dicendo ai suoi di essere devastanti nella loro azione che è svolta contro crociati ed ebrei e che quella attuale è solo una fase, che ovviamente indica il preludio, verso la vittoria finale. Infine, al-Baghdai si rivolge anche ai sunniti della provincia di Ninive, invitandoli ad unirsi ai combattimenti.

Dove sia stato registrato il messaggio è un quesito cui le fonti di intelligence non sono ancora riuscite a risolvere, non potendo affermare, di conseguenza, se il califfo sia all'interno o meno di Mosul.

Ma, al di là di questo, le sue parole sembrano aver contributo comunque a non far venir meno la determinazione dei miliziani che stanno combattendo tra i quartieri della città con sempre maggior vigore, senza alcun riguardo verso la popolazione civile.

Infatti, secondo alcune fonti non confermate, i miliziani arruolerebbero a forza bambini a partire da 9 anni e li manderebbero a combattere.

Una determinazione, da parte dell'Isis, insensata e irrazionale perché le forze della coalizione procedono inesorabilmente la loro marcia di avanzamento, da più parti, verso il centro di Mosul.  Oltre ad aver riconquistato ieri il villaggio di Kokkali e ad aver ucciso oltre 50 jihadisti dell’Isis in un raid aereo nei pressi di Ninive, oggi le forze irachene affermano di aver preso possesso di alcuni quartieri all'interno di Mosul: al-Malayeen, al-Samah, al-Khadra, al-Kirkurkli, al-Quds e al-Karama.

Al tempo stesso si aggrava il problema degli sfollati che cercano di sfuggire ai combattimenti e ai bombardamenti. In base agli ultimi dati forniti dall'Unicef, poco più di 20.000 sarebbero coloro che sono riusciti a fuggire da Mosul e, di questi, quasi la metà sarebbero bambini.