La Corte di Appello di Napoli (seconda sezione, presidente Grassi) oggi ha condannato  l'ex consigliere per la Sanità del presidente della Regione Campania, Enrico Coscioni, a due anni di reclusione (pena sospesa) per violenza privata tentata e continuata, aggravata dall'abuso di potere.

Il sostituto procuratore generale, Maria Di Addea, aveva chiesto invece una condanna a 4 anni per il reato di tentata concussione e, in subordine, la riqualificazione del reato in tentata violenza privata che è stato comunque riconosciuto sussistente dai giudici di secondo grado.

In primo grado, nel dicembre 2018, Coscioni venne assolto dal collegio C della IV sezione penale del Tribunale di Napoli, con un verdetto emesso nel dicembre 2018 con la formula "il fatto non sussiste". La Procura presentò ricorso in Appello.

Il processo a Coscioni è relativo ad un'indagine della Procura di Napoli su presunte pressioni da lui esercitate nel 2015 nei confronti di tre manager della sanità campana, per indurli a dimettersi. I tre erano i commissari Salvatore Panaro dell'Asl Na 3 Sud, Agnese Iovino dell'Asl Na 2 Nord e Patrizia Caputo, del Cardarelli che, secondo l'accusa, avrebbero dovuto lasciare l'incarico a persone vicine al nuovo presidente della Regione, De Luca.

L'inchiesta era stata avviata in seguito ad un esposto presentato da Panaro, al quale Coscioni avrebbe detto: «Fra tre giorni ti mandiamo via, nessuno ti vuole, i sindaci non ti vogliono, nemmeno Casillo, tu devi andare via».

Ma i guai giudiziari per Coscioni non finiscono qua, visto il suo coinvolgimento, insieme altre 14 persone, nell'inchiesta sugli appalti dell'emergenza Covid, con la Procura che indaga sulle convenzioni di Ebris, fondazione nel cui consiglio di amministrazione siede il cardiochirurgo presidente dell'Agenas, l'Agenzia nazionale incaricata di valutare l'efficienza dei sistemi sanitari regionali.