Il 16 aprile l'Università dell'Insubria pubblicava un comunicato annunciando un test rapido della saliva che avrebbe consentito di diagnosticare in 10 minuti e con molta facilità l'infezione da Coronavirus: ideato dal ricercatore Lorenzo Azzi e dal professor Mauro Fasano, sarebbe stato sperimentato all'Ospedale di Circolo di Varese e avrebbe visto  coinvolta una task force di clinici e ricercatori coordinati dal professor Paolo Grossi.

«Questo test – dichiarava il rettore Angelo Tagliabue –  nasce da una buona intuizione accademica e mette in collaborazione, come sempre, l'Università dell'Insubria e l'Ospedale di Circolo nella cura del paziente messa davanti a nuove sfide dall'emergenza Covid19».

E Giulio Carcano, presidente della Scuola di Medicina dell'ateneo, precisava: «L'emergenza sanitaria interroga sia sulla comprensione della patologia sia sul tentativo di curarla, prima di tutto con una diagnosi certa e precoce. Questo protocollo rappresenta lo sforzo congiunto di docenti e ricercatori di differenti discipline dalle materie di base alle applicazioni cliniche».

«Ancora una volta è la sinergia tra l'Asst dei Sette Laghi e l'Università dell'Insubria a fare la differenza – sottolineava infine il direttore generale dell'Asst dei Sette Laghi Gianni Bonelli –. Ancora una volta sappiamo distinguerci nel capo dell'innovazione. Speriamo che questa sperimentazione dia i risultati sperati e che si possa così disporre di uno strumento diagnostico efficace e rapido».

Il principio di funzionamento è analogo a quello del test di gravidanza: applicando un campione di saliva su una piccola striscia di carta assorbente, qualora il soggetto fosse positivo, nel giro di qualche minuto si formerà una banda colorata.

La novità del test sta nella sua semplicità, che permette a chiunque di poterlo utilizzare, nella rapidità del risultato e nel fatto che, a differenza dei test sierologici che evidenziano gli anticorpi, attraverso la saliva viene evidenziato direttamente il virus e dunque è possibile stabilire se il soggetto è infetto in quel preciso momento. 

Il 6 maggio, l'Asst dei Sette Laghi ha fatto sapere che il Test rapido salivare (Trs) è pronto, funziona e che è già stato siglato l'accordo con l'azienda che produrrà e distribuirà il kit, in grado di rilevare, nell'arco di pochissimi minuti, la presenza del Coronavirus. 

La sperimentazione è stata condotta nel laboratorio di Microbiologia diretto da Fausto Sessa all'Ospedale di Circolo di Varese, dove in poco più di due settimane, dal 16 aprile al 4 maggio, sono stati esaminati i campioni di saliva di 137 soggetti sottoposti al tampone e risultati sia affetti da Covid-19 che sani.

Ogni campione di saliva è stato valutato con due test: quello molecolare, condotto dalla ricercatrice Andreina Baj, e quello sperimentale. «Il Test rapido è semplice e sicuro da usare – spiega Lorenzo Azzi – e consente di fare uno screening immediato di primo livello della popolazione. Lo scopo è di identificare i soggetti positivi, soprattutto gli asintomatici portatori del virus, da inviare successivamente a eseguire i test diagnostici di riferimento che, basandosi su metodiche molecolari, necessitano del laboratorio con tempi più lunghi di elaborazione».

Spiega il professor Mauro Fasano, delegato del rettore al trasferimento tecnologico: «Dai dati che abbiamo raccolto la sensibilità del test è risultata alta, con margini di miglioramento già previsti per la prototipizzazione industriale. Questo passaggio dallo studio alla realizzazione di un progetto a favore della comunità dà grande valore all'attività di ricerca scientifica».

L'Università dell'Insubria ha stilato un accordo con la NatrixLab di Reggio Emilia: l'azienda è già al lavoro per fornire in tempi rapidi alcuni prototipi con assemblaggi leggermente diversi tra loro, che saranno validati in tempi altrettanto brevi quanto quelli in cui si è svolta la sperimentazione ospedaliera. In questo modo si potrà passare alla realizzazione del test su larga scala e a costi contenuti.

Spiega Mario Brevini, amministratore di NatrixLab: «La realizzazione di questi prototipi e la conseguente produzione industriale che ne deriverà è frutto dell'esperienza che NatrixLab ha messo in campo con il suo gruppo di lavoro. In questi anni siamo stati pionieri nella ricerca del benessere tramite l'utilizzo della diagnostica di laboratorio, oggi vogliamo contribuire in modo significativo al ritorno alla normalità della nostra vita quotidiana, ma soprattutto a liberare energie che oggi stiamo spendendo per gestire l'emergenza e indirizzarle per il rilancio del Paese».

L'ultimo passaggio necessario prima di arrivare sul mercato è la certificazione:

«Il nostro test salivare – puntualizza Fasano – è così semplice da poter realmente essere utilizzato da chiunque, ma la certificazione per uso autonomo richiede tempi molto lunghi, mentre sono necessari solo 15 giorni per ottenere quella sotto controllo medico. Dunque il test, come quello sierologico, sarà inizialmente gestito da una figura sanitaria, che collabori per esempio con le forze dell'ordine per controlli, oppure con un'azienda che voglia sottoporre i dipendenti all'esame. E speriamo che possa essere messo a disposizione anche dei medici di base».