Nella fabbrica Fiat di Kragujevac, nella Serbia centrale, dove si produce la 500L circa 2000 dipendenti sono in sciopero dal 27 giugno per chiedere aumenti salariali che prevedano un incremento allo stipendio di 400 euro mensili (tra i 40 e i 50 mila dinari) attuali, una riorganizzazione dell'attività lavorativa, il pagamento dei premi di produzione e il rimborso delle spese per i mezzi di trasporto quando sono costretti ad effettuare i turni notturni, a causa della mancanza di mezzi di trasporto pubblici.

Fiat non vuole trattare con i lavoratori finché questi non riprendano la produzione. I lavoratori, a loro volta, non vogliono trattare con Fiat finché questa non approvi le loro richieste. E da questa situazione ne è nato uno sciopero all'antica, di quelli di cui in Italia e non solo si è persa la memoria. Il "padrone" Marchionne non vuole trattare per creare un precedente.

La produzione di Fiat è stata portata nell'Est Europa per sfruttare i lavoratori con stipendi bassi, in modo da incrementare gli utili dell'azienda. Se pure all'Est adesso i lavoratori pretendono di essere pagati e non sfruttati, se pretendono degli utili per i risultati ottenuti, dove potrebbe andare Fca a sfruttare le persone in Europa?

Il caso serbo potrebbe essere un esempio in negativo per altri siti produttivi. Ed allora ecco il ricatto. La produzione non riprende? E allora Fiat minaccia di spostare tutto in Polonia. Un dramma, soprattutto per il governo serbo alla frenetica ricerca di nuovi investitori per il proprio paese. E proprio per questo il governo sta cercando una mediazione tra le parti: il management Fiat ed il Comitato di sciopero della fabbrica Fiat a Kragujevac.

Ma, sulla base degli ultimi aggiornamenti a fine della scorsa settimana, il Comitato non è soddisfatto della bozza di Protocollo sull’abolizione dello sciopero offerta dal Ministero dell’Economia serbo.

«La lotta dei lavoratori è legittima e legale, ma deve anche essere responsabile. Se la Fiat va via, Kragujevac sarà una città povera. Quindi, mi appello alla loro saggezza e chiedo loro di iniziare a negoziare» è stata la dichiarazione del Sindaco di Kragujevac, Radomir Nikolic.

Da Fca non sono ancora trapelate dichiarazioni ufficiali, ma la possibilità è che l'azienda possa lasciare il paese prima del 31 dicembre 2018, quando l’accordo ufficiale tra Fiat e governo serbo, che detiene il 33% della fabbrica di Kragujevac, scadrà ufficialmente.

L'azienda anglo-olandese conta sul fatto che possa continuare a ricattare i lavoratori di Kragujevac ed il governo serbo con la minaccia di spostare la produzione in Polonia. Il che si risolverebbe in un problema grave non solo per Kragujevac, ma anche per la Serbia.

Finché Fca potrà continuare a ricattare la propria forza lavoro, difficile che questa situazione possa risolversi a favore dei lavoratori serbi, a meno che la loro determinazione non sia d'esempio anche per i dipendenti Fiat in altri paesi dell'Est, come nella stessa Polonia.

In quel caso, la politica del ricatto messa in atto da Marchionne per incrementare i propri utili comincerebbe a scricchiolare e per fabbricare le proprie auto anche Fca sarebbe costretta a pagare ai lavoratori il giusto salario.