Augusto Barbera, nato nel giugno 1938 ad Aidone in provincia di Enna, è un giurista, accademico e politico italiano che ha militato prima nel PCI e poi nel PDS, nei DS ed infine nel PD, professore emerito di diritto costituzionale nell'Università di Bologna. È stato parlamentare e ministro per i Rapporti con il Parlamento nel Governo Ciampi. Dal 21 dicembre 2015 è giudice della Corte costituzionale.

Il Fatto Quotidiano ha pubblicato la notizia che Augusto Barbera è indagato dalla Procura di Roma, che gli ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini, accusandolo di induzione al falso in atto pubblico, per una telefonata fatta a Silvio Gambino, che in quel periodo è tra i commissari sorteggiati per un concorso all’Università Europea di Roma, università che fa parte dell'offerta educativa dei Legionari di Cristo.

Tra i favoriti per le cattedre vacanti sono in lizza due candidati: Anna Maria Bernini e Federico Pizzetti. E proprio riguardo a Pizzetti, figlio di Francesco Pizzetti ex Garante per la privacy, verte la telefonata di Barbera che gli inquirenti hanno giudicato meritevole dell'attenzione di un giudice che valuti la presenza o meno di una possibile induzione al falso in atto pubblico.

Naturalmente un'indagine non è prova alcuna di colpevolezza, ma che un giudice costituzionale, considerando anche il ruolo delicato che riveste, sia stato indagato è sicuramente una notizia e pure di quelle importanti.
Invece, a parte Il Fatto Quotidiano, nessun mezzo di informazione l'ha pubblicata. Una prova? È sufficiente fare una ricerca sui siti di Repubblica, Corriere e Ansa: niente (fino ad oggi) che riguardi Augusto Barbera e l'avviso di garanzia della Procura di Roma.

In compenso, però, riusciamo a recuperare delle informazioni che riguardano Barbera in merito alla sua frenetica attività a favore delle riforme renziane su Costituzione e legge elettorale. È il nome di Augusto Barbera, insieme a quello di Stefano Ceccanti, che viene utilizzato da Renzi e dalla ministra Boschi per contrastare le motivazioni del NO ai due progetti governativi da parte dei cosiddetti "professoroni" Zagrebelsky e Rodotà.

Ma se uno dei principali alfieri della correttezza delle riforme renziane è sotto indagine per aver tentato di forzare il giudizio del commissario di un concorso a favore di un candidato forse, per l'opinione pubblica, la sua opinione acquisterebbe meno valore. Quindi è meglio che l'opinione pubblica non sappia dell'indagine.

Ci sono altre spiegazioni perché, a parte Il Fatto Quotidiano, nessun mezzo di comunicazione abbia finora dato questa notizia? Non sembra. Che Renzi abbia rottamato anche l'informazione oppure questa è da considerarsi informazione 2.0?