Mentre Lo Stato ebraico di Israele celebra il 70° anniversario della sua fondazione con il riconoscimento da parte degli Stati Uniti - e non solo - di Gerusalemme come capitale, come vuole promuovere l'iniziativa dell'amminiostrazione Trump di spostare in quella città la propria ambasciata nonostante ciò sia in contrasto con il diritto internazionale, il popolo palestinese si appresta a celebrare il 70° anniversario di quella che è stata definita "Catastrofe" (Nakba).
Di seguito, visto che gli eventi sono sempre narrati dal punto di vista israeliano, è riportato il punto di vista dei palestinesi su quanto sta accadendo, tramite due dichiarazioni ufficiali di due tra le principali organizzazioni che lo rappresentano, Hamas e OLP.
Il comunicato stampa di Hamas sul 70° anniversario della Nakba
70 anni fa, il popolo palestinese fu soggetto ad una delle più grandi tragedie umanitarie e politiche della storia perpetrata da gruppi sionisti. Tale tragedia ha costretto allo spostamento forzato di centinaia di migliaia di palestinesi dalle loro terre, dalle loro case, dai loro villaggi e dalle loro città, causando una sistematica pulizia etnica in una serie di genocidi di massa del popolo Palestinese, per dar vita a quello che oggi è conosciuto come lo "Stato di Israele".
La Nakba (catastrofe) continua ancora oggi. Negli ultimi 70 anni i palestinesi dentro e fuori i territori palestinesi hanno sofferto a causa dei tragici eventi della Nakba e da allora hanno lottato per riconquistare i loro diritti fondamentali.
È stato detto dei palestinesi che "i vecchi morranno e i giovani dimenticheranno". Ma ciò, è stato dimostrato, si è rivelato completamente falso con la nuova generazione di persone nate da coloro che sono stati i primi testimoni della Nakba.
Le nuove giovani generazioni non hanno mai dimenticato gli orrori vissuti dai loro nonni durante il 1948 e tali orrori sono ancora vivi nella loro memoria. Hanno resistito ad ogni sforzo che mirava a sradicare la popolazione indigena della Palestina dalla loro patria. Hanno resistito di fronte alle pressioni imposte loro dall'occupazione israeliana e hanno sventato numerosi piani creati per mettere a tacere una volta per tutte la giusta causa palestinese. Hanno insegnato al mondo come vivere una vita dignitosa sotto un'occupazione aderendo a principi nazionali. Hanno richiamato alla memoria la battaglia di David contro Golia, resistendo con le sole pietre a un'occupazione militare fronteggiando un esercito ben armato e ben equipaggiato. E ora stanno mostrando al mondo che la libertà ha un prezzo, partecipando pacificamente alla Grande Marcia del Ritorno per chiedere il loro diritto al ritorno e rompere l'assedio su Gaza, e nonostante abbiano manifestato da inermi sono stati giudicati ostili dagli occupanti, come dimostrato dagli oltre 50 civili palestinesi innocenti uccisi dai cecchini israeliani dallo scorso 30 marzo.
Alla luce di tutto ciò, il Movimento di resistenza islamica "Hamas" conferma quanto segue:
1- Lodiamo il popolo palestinese della Striscia di Gaza, della Cisgiordania, di Gerusalemme e dei territori occupati nel 1948 e quello della diaspora che si è sacrificato con migliaia di martiri, feriti e prigionieri per riconquistare il proprio diritto al ritorno in patria. Ribadiamo il nostro inalienabile diritto al ritorno e all'autodeterminazione.
2- Chiediamo al popolo palestinese di partecipare alla Grande Marcia del Ritorno oltre i confini della Palestina storica per affermare il proprio diritto al ritorno e all'autodeterminazione.
3- Chiediamo al nostro popolo di commemorare il 70° anniversario della Nakba unendosi e realizzando una riconciliazione nazionale come concordato nella riunione di Beirut nel gennaio 2007. Invitiamo tutte le fazioni a unirsi nella resistenza, a rinunciare alle divisioni, ai disaccordi, all'esclusione.
4. Rifiutiamo che continui l'ingiusto assedio imposto alla Striscia di Gaza. Chiediamo alle autorità di occupazione e a tutti i responsabili di interrompere l'assedio su Gaza e porre fine alla sofferenza del popolo palestinese.
5- Confermiamo il nostro totale rifiuto dell' "Accordo del Secolo" del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, intraprendendo tutti gli sforzi necessari per affrontare e arginare questo schema che mira a liquidare la causa palestinese.
6- Rifiutiamo tutti gli accordi, le iniziative e i progetti di risoluzione finalizzati all'eliminazione della causa palestinese o alla diminuzione dei diritti del popolo palestinese. Qualsiasi posizione politica, iniziativa o programma non dovrebbe influenzare questi diritti e non dovrebbe essere in contraddizione con l'autodeterminazione palestinese.
7- Facciamo appello ai paesi arabi e islamici e a tutte le persone libere del mondo per sostenere il popolo palestinese e porre fine alle loro sofferenze sostenendo i loro diritti inalienabili alla libertà e all'indipendenza.
8- Invitiamo la comunità internazionale a portare i responsabili delle ingiustizie subite dai palestinesi di fronte alle corti internazionali e impedire che l'occupazione israeliana continui con i suoi atti terroristici contro i palestinesi.
9- Rifiutiamo tutte le forme di normalizzazione associate all'occupazione israeliana. Consideriamo questo come un atto di ostilità contro i palestinesi e un tradimento dei loro diritti. Sosteniamo le organizzazioni internazionali di boicottaggio, incluso il BDS, e chiediamo alle nazioni arabe e islamiche e al mondo di non favorire l'occupazione israeliana in alcun modo, sia con il coinvolgimento culturale, politico o sociale.
Erekat: La Nakba del popolo palestinese non si è conclusa nel 1948
La Nakba del popolo palestinese non si è conclusa nel 1948, ha detto lunedì Saeb Erekat, diplomatico dell'OLP che ha partecipato agli accordi di Oslo ed è stato capo negoziatore per i palestinesi fino al 2003, celebrando il 70° anniversario della diaspora palestinese in seguito alla creazione di Israele.
"Mentre il popolo palestinese continua a sopportare 70 anni di ininterrotta Nakba, pulizia etnica ed esilio, così come oltre 50 anni di occupazione, l'amministrazione statunitense ha scelto di spostare la sua ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, alla vigilia del maggio 15, giorno in cui i palestinesi ricordano i 70 anni della loro Catastrofe.
Questo atto ostile contro il diritto internazionale e contro il popolo della Palestina pone gli Stati Uniti dalla parte della potenza occupante, Israele, che continua a opprimere il popolo palestinese e a colonizzare le sue terre per distruggere la possibilità stessa di raggiungere una pace duratura."
Erekat ha affermato che l'amministrazione statunitense guidata dal presidente Donald Trump sta promuovendo l'anarchia internazionale, spostando la sua ambasciata in Israele a Gerusalemme, "proprio come aveva fatto in precedenza sia con l'UNESCO che ritirandosi dall'accordo sul clima di Parigi, l'amministrazione Trump sta promuovendo l'anarchia internazionale sostenendo Israele e le sue palese e sistematiche violazioni delle risoluzioni internazionali."
Erekat ha aggiunto che "l'UNSCR 478 afferma che gli Stati non devono avere a Gerusalemme le loro ambasciate in Israele. Nonostante ciò, un come annunciato nella cerimonia di domenica che si è tnuta per celebrare la gravissima violazione di questa decisione dell'amministrazione Trump. Questi Paesi non solo hanno violato i propri obblighi di non intraprendere azioni che possono essere considerate equivalenti al riconoscimento di un atto illegale, ma hanno anche insultato la nostra nazione, dato che oltre 12 milioni di palestinesi in tutto il mondo piange per la Nakba."
Erekat ha detto che riconoscendo Gerusalemme come capitale di Israele e spostando la sua ambasciata a Gerusalemme, "l'amministrazione americana sta incoraggiando l'occupazione di Israele e la sua impresa coloniale, nonché le sue continue violazioni dei diritti nazionali e umani del popolo palestinese. D'ora in poi, la comunità internazionale ha l'obbligo di agire immediatamente per difendere i valori universali di libertà, dignità, libertà e sicurezza di tutti."
Erekat ha così concluso: "Mentre piangiamo 70 anni di Nakba, aderiamo al piano di pace presentato dal Presidente Abbas al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il riconoscimento dei nostri diritti a livello internazionale, compreso il ritorno dei profughi palestinesi, in conformità con la risoluzione 194 dell'UNGA, nello Stato di Palestina, libero e indipendente, nei confine del 1967 con Gerusalemme Est come sua capitale."