In Italia, nel giro di un solo anno, è cresciuto del quasi 50% il numero di donne che decidono di preservare la propria fertilità attraverso il congelamento degli ovociti. Un dato significativo, emerso dai rapporti del gruppo Genera – la più grande rete italiana di centri specializzati in medicina della riproduzione – che riflette un cambiamento culturale e sociale in atto. Tra il 2023 e il 2024, sempre più donne italiane ricorrono alla crioconservazione, sia per motivi medici, come terapie oncologiche o endometriosi severa, sia per scelte personali legate alla ricerca di stabilità economica, lavorativa o sentimentale.  

Il social freezing, ovvero la crioconservazione degli ovociti per ragioni non mediche, sta conquistando terreno. «Le donne oggi sono più informate e vogliono difendere il proprio potenziale riproduttivo», spiega Alberto Vaiarelli, ginecologo e responsabile medico-scientifico del centro Genera di Roma. «Molte arrivano da noi per crearsi un “tesoretto” di ovociti, da utilizzare in futuro se il concepimento naturale dovesse risultare difficile».  

Nonostante l’aumento delle richieste, però, il fenomeno rimane circoscritto: si parla di poche centinaia di procedure l’anno, meno del 10% dei cicli di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) effettuati nei centri Genera. Un limite legato soprattutto ai costi: «I farmaci necessari sono ancora a carico delle pazienti», precisa Vaiarelli, «e nel pubblico il congelamento è garantito quasi solo per casi oncologici».  

Le ragioni mediche restano prioritarie. Patologie come i tumori al seno, all’ovaio o all’utero, ma anche l’endometriosi severa o il rischio genetico di menopausa precoce, possono compromettere la fertilità. «Il 1% delle donne under 40 rischia una menopausa anticipata», sottolinea Vaiarelli. Tuttavia, il social freezing è in crescita: «Chi sceglie questa strada cerca tempo per costruire una base solida – afferma lo specialista –. È un atto di responsabilità verso sé stesse e il proprio futuro».  

Un elemento cruciale è l’età. «L’efficacia della crioconservazione dipende dalla riserva ovarica», avverte Vaiarelli. «Consigliamo di procedere entro i 35 anni, quando la qualità degli ovociti è migliore». Superata questa soglia, la valutazione diventa più complessa, ma non impossibile: «Ogni caso viene analizzato individualmente dai nostri specialisti», precisa.  

In occasione della Festa della Donna, il gruppo Genera rinnova l’appuntamento con le visite gratuite nei suoi centri di Roma, Napoli, Umbertide, Marostica e Torino. Sabato 8 marzo, le donne e le coppie potranno ricevere consulenze sulla preservazione della fertilità, un’iniziativa partita nel 2021 che ha già coinvolto oltre 1000 persone. «Vogliamo accrescere la consapevolezza», conclude Vaiarelli, «perché conoscere le opzioni disponibili è il primo passo per fare scelte informate».  

L’aumento del 50% segnala una tendenza incoraggiante: le donne italiane stanno rompendo tabù, reclamando il diritto di programmare la maternità in sintonia con i propri tempi. Restano, però, sfide da affrontare: i costi elevati, la disparità di accesso tra pubblico e privato, e la necessità di campagne informative più capillari. Un dato è certo: la crioconservazione non è più un’opzione “di nicchia”, ma uno strumento concreto di libertà e protezione. Una scelta che, oggi più che mai, parla di scienza, autonomia e speranza.