Dal primo di luglio è entrato in vigore nello svizzero Canton Ticino il divieto di mostrarsi in luoghi pubblici con il volto coperto. Quella che è stata definita la legge anti-burqa, ma che riguarda anche il molto più diffuso niqab, non è altro che l'applicazione di quanto deciso da un referendum tenutosi nel 2013.

La legge ha visto la sua prima applicazione a Locarno. Ad essere multata è stata Nora Illi, una cittadina svizzera convertitasi all'Islam e attivista di un'organizzazione islamica svizzera, che, indossando un niqab azzurro, si è presentata sulla piazza principale della città accompagnata dall'imprenditore algerino Rachid Nekkaz, e dalla figlia, e si è diretta verso il palazzo comunale e la vicina sede dei vigili urbani.

A questo punto una pattuglia l'ha fermata e le ha comminato una multa sulla base della nuova legge. L'importo non è stato comunicato. Ad essere multato per 230 franchi svizzeri anche l'uomo che la accompagnava per presunta istigazione.

Quella della Illi e di Nekkaz è stata una iniziativa mirante a richiamare l'attenzione su una legge ritenuta ingiusta e da abolire. La ritengono una vera e propria offesa nei confronti delle donne musulmane e hanno dichiarato che, se necessario, faranno ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo.

La multa prevista in caso di infrazione può arrivare fino a diecimila franchi svizzeri, equivalenti a 9200 euro. La legge sembra essere rivolta soprattutto nei confronti dei molti turisti in arrivo nel Canton Ticino dal medio-oriente. Si parla di oltre 40 mila pernottamenti in un anno nella sola città di Lugano. Pochissimi, invece, i musulmani fra i 350 mila residenti, tutti di lingua italiana e, in larghissima parte, cattolici.

Nonostante che il referendum abbia registrato una maggioranza del 65% a favore del divieto, molte sono le polemiche per l'entrata in vigore del provvedimento, proprio a causa del danno che sicuramente provocherà all'industria turistica.