«Io dico 'dentro, dentro', ma se il segretario dice 'fuori fuori' bisognerà anche rassegnarsi a un certo punto.»
Con questa semplice frase pubblicata in un post di facebook, Pierluigi Bersani ha scatenato i pasdaran renziani, tutta gente dalle idee chiarissime che pretendono di appartenere ad un partito socialista e che poi si fanno sopraffaree da orgasmi da Guiness dei primati non appena il loro capo - inutile chiamarlo segretario - fa petting con Marchionne o fa regali multimiliardari alle banche, che nei loro commenti al post lo hanno sommerso di reprimende, se non di veri e propri insulti. Ma sui social funziona così.
Questi voyeur dell'intelligenza, dato che non potendola praticare loro stessi la possono solo osservare negli altri, hanno rinfacciato a Bersani di dire stupidaggini, di essere un voltagabbana, di aver fatto figuracce e persino consigliato di prendere esempio da Cuperlo (che da molti punti di vista è forse l'offesa più grave).
Impegnato in Sicilia in alcuni eventi a favore del No, Bersani ha risposto così (come pubblicato dall'agenzia Askanews) ai cori della Leopolda che lo invitavano ad abbandonare il Partito Democratico:
«... Vedo che prende la piega di un partito che cammina su due gambe: arroganza e sudditanza. Perché a me ha fatto male sentire fuori fuori, ma ancor più male al di là della voce da tifoseria, mi ha fatto male il silenzio di chi è stato zitto.
Questo vuol dire che oltre l'arroganza c'è anche la sudditanza. Ma su queste due gambe, un partito di sinistra, riformista, non può andare avanti.
Gridavano fuori fuori... Per una singolare coincidenza, nello stesso momento in cui gridavano fuori fuori, avevamo un ballottaggio a Monfalcone, storica roccaforte rossa, dove abbiamo preso uno schiaffo storico. Battuti larghissimamente dalla destra leghista perché gran parte dei nostri non sono andati a votare. I leopoldini risparmiassero il fiato. Vanno già fuori. Io dico dentro dentro. Ma se il segretario dice fuori fuori, bisognerà anche rassegnarsi a un certo punto".
Anche Bersani si è ormai arreso all'evidenza che Renzi ha distrutto il Partito Democratico trasformandolo in una replica di Forza Italia, un partito di convenienza, privo di riferimenti ideologici, impostato solo a promuovere la figura del capo, che, a sua volta, per brillare del carisma del vincente si circonda di mezze cartucce senz'arte né parte, servi sciocchi, repliche 2.0 di nani e ballerine di berlusconiana memoria.
Servi sciocchi, manco a dirlo, che si sono già attivati nel rilasciare comunicazioni di sconcerto, amarezza e supporto al capo, per quanto detto da Bersani.
A questo punto l'unica domanda da farsi è chi sarà il primo ad uscire da quelle che ormai sono solo le macerie del Partito Democratico? Bersani o Renzi?