Si celebra il 6 febbraio la Giornata internazionale di Tolleranza zero alle Mutilazioni Genitali Femminili, un problema che fino ad oggi ha interessato, in tutto il mondo, 200 milioni di donne e ragazze. Anche se dal 2008 sono oltre 25 milioni le persone, in circa 18.000 comunità di 15 paesi, che hanno pubblicamente ripudiato questa pratica, si prevede che entro il 2030, oltre un terzo di tutte le nascite sulla Terra avverrà in 30 paesi in cui si praticano mutilazioni genitali femminili.

Sull'argomento sono intervenute Henrietta H. Fore, Direttore generale UNICEF, e Natalia Kanem, Direttore generale UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per il supporto alle popolazioni che vivono situazioni di crisi) con un adichiarazione congiunta.

«Le mutilazioni genitali femminili (FGM) rappresentano tante cose: un atto violento che causa infezioni, malattie, complicazioni durante il parto e anche la morte; una pratica crudele che infligge danni emotivi duraturi nel tempo, perpetrati sui più vulnerabili e i meno potenti della società – le ragazze nella fascia di età compresa tra l’infanzia e i 15 anni; una violazione dei diritti umani che riflette e protrae il basso status sociale di ragazze e donne in troppi luoghi; un ostacolo al benessere delle comunità e delle economie.

Ma le mutilazioni genitali femminili rappresentano anche qualcosa che può essere fermato. Nel mondo, sta crescendo una pressione per eliminare le mutilazioni genitali femminili. La volontà politica, il coinvolgimento delle comunità e gli investimenti mirati stanno cambiando le abitudini e le vite delle persone.

Nei paesi in cui l’UNFPA e l’UNICEF lavorano congiuntamente per porre fine alle mutilazioni genitali femminili, le ragazze oggi hanno meno di un terzo delle probabilità di essere sottoposte a questa tremenda pratica rispetto al 1997. Dal 2008 oltre 25 milioni di persone in circa 18.000 comunità in 15 paesi hanno pubblicamente ripudiato questa pratica. A livello globale, la diffusione è declinata di circa un quarto dal 2000.

Questa è una buona notizia per le ragazze e le giovani donne, è una buona notizia per le loro famiglie e le comunità. Le ragazze che non subiscono la pratica tendono a crescere più in salute e hanno bambini più sani. Spesso ricevono un’istruzione migliore, hanno un reddito più alto e maggiori strumenti per prendere decisioni per il proprio futuro. Le comunità e i paesi che contrastano questa terribile pratica e si impegnano a cambiare le proprie abitudini ottengono benefici commisurati.


Questa è la buona notizia. Ma i trend delle popolazioni in diversi paesi tra i più poveri al mondo, dove le mutilazioni genitali femminili sono ancora praticate, minacciano di ridurre i progressi compiuti.
Entro il 2030, oltre un terzo di tutte le nascite nel mondo avverrà in 30 paesi in cui si praticano le mutilazioni genitali femminili. Se i progressi per proteggere il sempre maggior numero di ragazze a rischio in questi paesi non avanzeranno in modo più veloce, entro il 2030 milioni di ragazze potrebbero esser state sottoposte a questa pratica.

È inconcepibile che queste bambine potrebbero andare ad aggiungersi ai 200 milioni di donne e ragazze che nel mondo hanno già subito mutilazioni genitali femminili, che portano già le cicatrici o soffrono di complicazioni correlate o rivivono ricordi terribili di dolore e tradimento. Nessuno – né le ragazze, le famiglie o le comunità – trae vantaggi economici o sociali in società diseguali in cui questo tipo di violenza contro le ragazze è accettata.

Sappiamo come cambiare tutto questo. Abbiamo visto che i tassi di mutilazioni genitali femminili possono diminuire rapidamente in posti in cui la questione è affrontata senza riserve da governi, comunità, famiglie: dove le norme sociali vengono combattute, villaggio per villaggio; dove medici professionisti si uniscono per opporsi alla pratica e rifiutano di eseguirla; dove vengono promulgate leggi per rendere la pratica un reato - e dove queste leggi vengono applicate; dove un accesso più ampio alla sanità, all'istruzione e ai servizi legali garantisce un cambiamento sostenibile; dove le ragazze e le donne sono protette e hanno gli strumenti per far sentire la loro voce.

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile riconoscono che le mutilazioni genitali femminili minano i progressi verso un mondo più equo, più giusto e più prospero. Hanno fissato l’ambizioso obiettivo di eliminare completamente questo tipo di pratica contro le ragazze e le donne entro il 2030.

Visto il crescente numero di ragazze a rischio, è una corsa contro i trend attuali. Ma con un incremento degli investimenti, impegni politici raddoppiati, un coinvolgimento più ampio delle comunità e maggiori strumenti alle donne e alle ragazze, è una corsa che possiamo vincere. Dato che è possibile, dobbiamo vincerla.
È giunto il momento di eliminare per sempre le mutilazioni genitali femminili dalla faccia del pianeta. È un compito per tutti e per il futuro di tutti.»