Con il suo sorriso inconfondibile (i suoi denti devono per forza essere ben più di 32), stentava a crederci Jurgen Klopp, l'allenatore del Liverpool, che ad Anfield ha battuto il Barcellona di Messi, per 4 a 0, qualificandosi per la finale di Champions League a Madrid, con il punteggio complessivo di 4-3 sui due incontri.

Se il Barcellona continua a farsi rimontare risultati delle partite di andata, che sembravano lasciare poco spazio agli avversari in quelle di ritorno, vedi Roma e ora Liverpool, d'ora in poi non si potrà più parlare di "remuntada", ma di di rimonta o di "comeback", come si usa dire oltremanica.

Dopo aver perso per 3 a 0 a Barcellona, i Reds ad Anfield con due doppiette di Georginio Wijnaldum e Divock Origi si sono aggiudicati il diritto di disputare la finale che li vedrà opposti alla vincente dell'altra semifinale fra Ajax e Tottenham.

Klopp sembrava addirittura commosso per la prestazione fornita dai suoi giocatori: "Troppo, troppo, Vincere è difficile, ma farlo anche senza subire goal... Non so come abbiano fatto.. Si è creata un'atmosfera speciale all'interno della squadra. Si è visto che tutto può succedere nel calcio. E' stato bello."

E' la prima volta dal 1986, quando il Barcellona fece fuori il Goteboerg in quella che allora si chiamava Coppa dei Campioni, che una squadra è riuscita a rimontare uno svantaggio di tre goal e a vincere una semifinale in un torneo come questo.

"Prima della gara - ha dichiarato Klopp - ho detto ai ragazzi che non pensavo che sarebbe stato possibile, ma siccome siete voi forse una piccola chance c'è... Considerando anche tutti gli infortuni non scommetteranno neanche un centesimo su di noi."

La finale ci sarà il primo di giugno a Madrid e sarà la prima dal 2013 senza una squadra spagnola. Klopp ha una certa consuetudine con le sconfitte nelle finali. Ha vinto due volte la Bundesliga e una volta la Coppa di Germania con il Borussia Dortmund, ma dal 2012 ad oggi ha perso due finali di Champions League, una finale di Europa League, due della Coppa di Germania e una della Carabao Cup.

Dal lato Barcellona ci sarà sicuramente un redde rationem. Si pensava che in casa blaugrana avessero imparato la lezione dopo la scoppola subita con la Roma. Invece no, ad Anfield la storia si è ripetuta. I quotidiani spagnoli non si sono risparmiati le critiche. Il Mundo Deportivo l'ha definita una debacle, AS l'ha descritta come una tragedia e Marca ha parlato di un fallimento storico.

Il primo ad essere sul banco degli imputati sarà Ernesto Valverde, l'allenatore che al suo primo anno alla guida della squadra catalana ha vinto campionato e Coppa di Spagna e quest'anno ancora il campionato, ma non è riuscito ad entrare nelle simpatie dei tifosi. La sconfitta con la Roma ha lasciato il segno, ma quello che soprattutto non piace è la mancanza di quel possesso palla che in Spagna sostengono faccia parte del DNA della squadra.

Valverde è visto come un allenatore troppo prudente, una sorta di Trapattoni, e quindi non adatto a guidare una squadra come il Barcellona, che oggi si appoggia troppo su un solo uomo, Lionel Messi. Un vero scandalo è stato l'aver abbandonato il modulo 4-3-3, considerato quasi sacro, ed essere passati al 4-4-2.

Ad Anfield la squadra blaugrana sembrava incoerente, incerta se prendere le redini del gioco e cercare il goal, oppure stare indietro e colpire in contropiede quando se ne presentava l'occasione. Alla fine non hanno fatto né l'una né l'altra cosa e le conseguenze si sono viste.