«Ci siamo: è iniziata da Bolzano l’intensa corsa che ci porterà al 4 marzo. Poco più di un mese per raccontare agli italiani e alle italiane ciò che vogliamo fare a partire da quello che abbiamo fatto. Una campagna elettorale in cui conteranno la concretezza e la passione di chi in questi 5 anni ha provato, sul serio, a cambiare l’Italia. Di chi ha portato il nostro Paese fuori dalla crisi e l’ha rimesso in moto. Il #PD ha messo in campo la squadra più forte. #avanti»

Le parole sopra riportate sono quelle con cui Maria Elena Boschi ha presentato la sua candidatura alle prossime elezioni. Il suo nome, tanto per non causare sorprese, è stato spalmato nei collegi di mezza Italia, anche se quello di riferimento è l'uninominale di Bolzano, città da cui l'ex ministra e attuale sottosegretaria ha iniziato la propria campagna elettorale.

E che la candidatura della Boschi sia un fatto politico di rilievo lo conferma lei stessa, ricordandoci con l'uso del plurale maiestatis (l’intensa corsa che ci porterà al 4 marzo .... ciò che vogliamo fare) che stiamo parlano di un personaggio importante, degno della massima considerazione.

Ma la domanda che sorge spontanea è perché una sì tale personalità politica che parla, come avrebbe detto Zeno Cosini, in "toscano" si è candidata nel sud Tirolo? «Ho un rapporto d'amore con questa regione: ci trascorro anche le vacanze» ha detto Maria Elena Boschi per spiegare l'arcano. Ma quei luoghi hanno una cultura diversa e "particolare", tanto che la lingua più utilizzata è il tedesco. Anche in questo caso la Boschi non ha fatto una piega: «Lo imparerò.»

E che vorreste aggiungere a tali spiegazioni? Magari quelle dei suoi colleghi di partito, Marcucci e Renzi, che sono anch'essi intervenuti sul perché un politico originario di un paese in provincia di Arezzo si candidi al nord e al sud, fuorché nel luogo dove è nato e risiede: Boschi è un personaggio politico di livello nazionale che si è occupato di questioni nazionali, pertanto è naturale che venga candidata in più collegi sparsi per l'Italia.

Adesso è tutto più chiaro... ma neppure tanto, a pensarci bene. Infatti, anche Arezzo è in Italia e già che c'era tanto valeva che la Boschi venisse candidata pure lì. Ma così non è stato, perché la vicenda Banca Etruria che l'ha vista protagonista di un disperato salvataggio prima del suo fallimento - nonostante non avesse titolo ad agire al riguardo e nonostante il conflitto d'interessi che la coinvolgeva a causa del ruolo del padre nella stessa banca - era troppo recente perché gli elettori di Arezzo, dove la banca aveva sede, non potessero ricordarsene al momento del voto... specialmente quelli che hanno perso i loro risparmi dopo aver acquistato titoli a rischio emessi dai vertici della banca nel tentativo di rimetterne a posto i conti.

Quello che fa impressione, in questa vicenda di per sé di poco conto, è l'incredibile arroganza mostrata dal Pd, accompagnata dall'ipocrisia e dall'ancor più incredibile convinzione - almeno apparente - che gli italiani non conoscano il vero motivo per cui Maria Elena Boschi non sia stata candidata ad Arezzo.