Nel suo editoriale di fine settimana su Repubblica, Eugenio Scalfari è tornato sul dibattito Renzi-Zagrebelsky che aveva già commentato nel fondo del 2 ottobre scorso.

Le valutazioni del direttore emerito e fondatore del quotidiano avevano fatto drizzare i capelli a molti lettori che, arrabbiati, avevano inviato lettere e commenti tanti e tali, da costringere l'attuale direttore Mario Calabresi a dire che Repubblica avrebbe aperto una sezione ad hoc per dibattere sul tema.

Nell'articolo di oggi, In democrazia sono pochi al volante e molti i passeggeri, Scalfari torna sulla polemica con Zagrebelsky in relazione al significato ed all'interpretazione di oligarchia  per puntualizzare, precisare, giustificare e sottolineare il proprio convincimento in merito a quanto scritto la scorsa settimana.

Però, la parte di "attualità politica", quindi più interessante, si trova all'inizio dell'articolo e riporta la dichiarazione di Scalfari sul testo della riforma costituzionale e sul suo abbinamento con l'attuale legge elettorale.

Smentendo la posizione di Renzi e dei sostenitori del Sì, Scalfari afferma: «Coloro che non vedono (o fanno finta di non vedere) la connessione che esiste tra un Parlamento monocamerale e l’attuale legge elettorale sono in malafede o capiscono ben poco di politica ed oppongono il renzismo all’antirenzismo, cioè la simpatia o l’antipatia verso l’attuale presidente del Consiglio in quanto uomo. Evidentemente questo è un modo sbagliato di pensare.»

Di seguito, ricorda l'esempio di Napoleone Bonaparte che da capitano d’artiglieria difese il Direttorio, salvo poi scioglierlo sostituendolo con un Consolato che, di fatto, assegnava a lui tutti i poteri.

«Come vedete - aggiunge Scalfari - e già sapete, gli umori cambiano secondo le circostanze, sicché votare pro o contro deve riguardare soltanto il merito e non il nome di chi lo propone.»

Quindi, pur definendosi nella sostanza non contrario alla riforma costituzionale, Scalfari dichiara che «se il governo cambierà prima del 4 dicembre alcuni punti sostanziali della legge elettorale o quanto meno presenterà alla Camera e al Senato una legge elettorale adeguata che sarà poi approvata dopo il referendum, voterò Sì; se invece questo non avverrà o se eventuali modifiche a quella legge saranno di pura facciata, allora voterò No

Un ripensamento? Un riposizionamento? Cerchiobottismo? Ognungo scelga il significato che crede più opportuno. Di fatto, la botta per i sostenitori del Sì non sarà facilmente digeribile, considerate le loro affermazioni tra combinato nuova Costituzione ed Italicum.

L'Unità sta ancora riflettendo su come parare il colpo. Forse sono in attesa delle indicazioni del team di Jim Messina, il consulente americano assunto da Renzi per fargli vincere il referendum di dicembre per la una modica cifra che si avvicina al mezzo milione di euro. E poi Renzi pretende che votiamo Sì al referendum a favore della nuova Costituzione anche per abbassare i costi della politica!