Sono trascorsi 2 anni dalla prima scossa di terremoto che alle 3.36 del 24 agosto 2016 causò lutti e devastazione, segnando l'inizio di un calvario per alcune aree del Centro Italia, al confine tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo.

E anche questo secondo anniversario ci ha fatto vedere che la ricostruzione di quei luoghi non procede certo a tempo spedito. Non solo. Per alcuni piccoli comuni di montagna, praticamente rasi al suolo, la possibilità di rinascere è sempre più remota, ogni giorno che passa. Inoltre, non bisogna dimenticare che alle abitazioni e alla presenza delle persone erano anche associate delle attività e delle opportunità di lavoro che adesso sono andate perdute.

I terremoti hanno anche queste conseguenze che, non sempre, vengono sottolineate a sufficienza. E spesso vi è il rischio che la ricostruzione di strutture simboliche, anche se utili e importanti, finisca per diventare un paravento per far credere all'opinione pubblica che la situazione in quei luoghi sia normalizzata, quando ancora non è affatto così.

Un esempio? La Casa del Futuro ad Amatrice, progettata da Stefano Boeri, che sorgerà nell'area dell'Istituto Don Minozzi e che dovrà diventare una "scuola del futuro" dove i giovani del mondo, e non solo loro, vengano chiamati a parlare di futuro e a trasmettere conoscenze legate al territorio come l’artigianato, il turismo, la cucina!

Sicuramente si tratta di ottimi progetti, corredati pure da lodevoli intenzioni, ma che inevitabilmente finiscono per cozzare con le macerie che ancora devono essere sgomberate completamente e con il fatto che non si è ancora iniziato a ricostruire le abitazioni.

Ed in questi anni, più che per la ricostruzione, si è lavorato prima di tutto per la distruzione. Lo ha ricordato l'Esercito che in una nota ha fatto sapere che, solo nel 2017, sono stati infatti demoliti 602 edifici e rimosse oltre 150.500 tonnellate di macerie. Naturalmente, un processo necessario e dovuto per liberare i luoghi dove poter ricostruire i paesi andati distrutti.

Tuttora, sono centinaia i militari impiegati nelle operazioni di demolizione di edifici, rimozione delle macerie e messa in sicurezza dei luoghi (anche per prevenire atti di sciacallaggio) che continuano ad operare nei Comuni delle Marche (Arquata del Tronto, Castelsantangelo sul Nera, Visso, Sarnano e Montegallo), Lazio (Amatrice e Accumoli) e Abruzzo (Campotosto).

Nel frattempo, le comunità che abitavano nei luoghi colpiti dal terremoto sono costrette a vivere tra container e casette.