Il traffico di stupefacenti, lo spaccio ai minorenni nelle piazze, i voti comprati alla luce del sole, gli appalti truccati con tante complicità, la corruzione sistemica, l’infiltrazione del tessuto economico sano, il consenso sociale, sono tutte patologie croniche a cui lentamente ci siamo assuefatti. Siamo diventati indifferenti a tutto questo marciume!

Questa è una delle tante sfaccettature dell’animo umano che mi preoccupa molto. Ci stiamo abituando in modo definitivo alle mafie e ciò che è peggio anche alla mafiosità.

C'è una sorta di assuefazione al fenomeno mafioso che sempre più spesso cammina a fianco a fianco con la corruzione e con le tante contiguità criminali presenti nella società civile.

La pericolosissima convinzione che va diffondendosi è che le mafie sono soggetti economici in grado di influenzare i mercati e così facendo non solo non ostacolerebbero lo sviluppo economico e sociale di un territorio ma, addirittura, lo promuoverebbero in assenza di congrui interventi da parte dello Stato e degli imprenditori onesti. Questo fa apparire il crimine organizzato tollerabile, giustificabile, quasi voluto.

A tutto questo ci stiamo abituando senza ragionare, senza più reagire. L’antidoto dovrebbe essere il rafforzare la cultura della legalità, far capire che il rispetto delle regole porta lavoro, sviluppo e progresso.

Dimostrare che la diffusione di un maggiore senso civico è nell'interesse di tutti, favorendo un miglioramento generale della qualità di vita. Stiamo attenti perché assuefarsi a questo fenomeno criminale, significa mettere in grave pericolo la democrazia, la legalità, il futuro dei nostri figli.

Vincenzo Musacchio, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.  È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.