Il premier Conte venerdì è sceso in piazza, davanti a Palazzo Chigi, per parlare ai giornalisti e dir loro che le decisioni del CdM della sera precedente erano da classificarsi come normali, che il ministro dell'Economia Tria non aveva minacciato le proprie dimissioni e che la caduta della Borsa ed il galoppare dello spread erano fatti di cui non preoccuparsi.

Ma è possibile non preoccuparsi o almeno farsi delle domande su come la prossima legge di Bilancio verrà finanziata?

Proviamo a sommare le coperture necessarie per alcune voci della manovra, le più significative, in base ai fondi a sostegno necessari.

12,4 miliardi sono necessari per le clausole di salvaguardia (per far sì che l'Iva non aumenti), 7-8 miliardi per diminuire la soglia dell'età pensionabile (riforma Fornero), 10 miliardi per il reddito di cittadinanza, 3-4 per il decreto fiscale e 1,5 miliardi per i risparmiatori truffati dalle banche. A questi vanno aggiunti anche 3,6 miliardi di spese indifferibili.

Sommando quanto sopra riportato si arriva ad una cifra di circa 40 miliardi, a cui potrebbero però aggiungersene di ulteriori a causa delle tensioni sullo spread provocate dalla speculazione dei mercati finanziari che potrebbero approfittare anche della fine dello scudo offerto dal QE, a partire dal prossimo gennaio.

Il fatto è che questi 40 miliardi, che potrebbero però anche aumentare, sono finanziati per quasi la metà in deficit, con l'asticella del rapporto deficit Pil spostata dall'1,6%, indicato da Tria, al 2,4% preteso da Di Maio e Salvini.

Un azzardo che, secondo i teorici del cambiamento, non sarebbe tale, visto che i provvedimenti della manovra dovrebbero generare poi maggiori entrate che andrebbero a coprire il deficit. Ma accadrà realmente tutto ciò?

È una domanda che non sembra preoccupare molto il Governo, ed il perché lo spiega questa affermazione contenuta in un post del blog pentastellato a firma "MoVimento 5 Stelle Europa": "Nei prossimi mesi lavoreremo al Parlamento europeo per affermare questa nuova idea di Europa, una comunità dove gli ultimi vengono messi al primo posto e dove i privilegi e gli interessi dei potenti vengono cancellati.

Le prossime elezioni europee saranno uno spartiacque e un'occasione di rilancio dell'Europa stessa: chi l'ha condotta in un vicolo cieco, allontanandola dalle priorità che dovrebbero esserle proprie, verrà accompagnato alla porta dal voto dei cittadini."

In pratica, il disegno è chiaro. La Commissione Ue, proprio a causa delle prossime elezioni europee, non vorrà mostrarsi eccessivamente rigida e, a parte ammonimenti più o meno duri, di più non farà... e non potrebbe fare anche minacciando a applicando una procedura d'infrazione all'Italia.

Lo spartiacque sono proprio le prossime elezioni. Adesso i populisti non vogliono più uscire dall'Europa, perché pensano di conquistarla, potendo controllarne la Commissione e le politiche di indirizzo. Una specie di paradosso, ma è quello che sta accadendo.

E non sarebbe un male se ciò permettesse all'Europa di diventare un continente dove l'interesse dei cittadini venisse anteposto a quello delle multinazionali e della finanza. Il problema, però, è che il populismo di cui i 5 Stelle parlano e che non riescono o fanno finta di non vedere è un populismo di destra, di estrema destra, che non può non allarmare chi abbia, realmente, a cuore democrazia e diritti costituzionali.