Lavoro e pensioni, questi i temi a supporto del presidio organizzato nel pomeriggio di mercoledì dalla Cgil in piazza Montecitorio. Con questa iniziativa, non certo l'unica a dire il vero, il sindacato guidato dal segretario Susanna Camusso cerca di dare visibilità e sostegno agli emendamenti proposti per cambiare la legge di bilancio del 2018.

Ed è proprio la stessa Camusso che ha rilasciato alcune dichiarazioni al riguardo: «Non ci fermiamo, la mobilitazione continuerà in questa coda di legislatura per tenere aperta una vertenza sulle prospettive del Paese, perché se non puntiamo sul lavoro non si può dire che tutto va bene. Il Paese continua a dividersi e a essere più diseguale. ...

Costruiremo iniziative innovative per smentire l’idea che parlare di pensioni sia parlare solo di anziani. Parlare di pensioni è parlare della concretezza della vita lavorativa dei giovani e delle donne che continuano ad essere ampiamente discriminate. ...

Rinnoviamo l’appello ai parlamentari perché si possano dare segnali di cambiamento, basterebbe introdurre una norma che cambia i vincoli per i giovani che sono a sistema contributivo, dando loro l’opportunità di avere la flessibilità. Una norma che non costa e che non ha problemi di copertura di bilancio, ma che permetterebbe ai giovani di pensare alla possibilità di avere una pensione.»

Ed è sempre, alla fine, il problema lavoro a fare la differenza su tutto, perché è assurdo continuare a sentir parlare di ripresa e crisi finita, quando la lettura degli ultimi dati diffusa congiuntamente da Istat, Inail e Inps indica che il 30 per cento dei nuovi contratti non dura neanche due giorni e che negli ultimi tre anni sono stati sì recuperati un milione di posti di lavoro, ma il 75 per cento di questi è precario! Quindi, è assurdo far festa dicendo di essere tornati ai livelli occupazionali del 2008, quando poi c’è un 6 per cento in meno di ore lavorate.

Lo capiranno i parlamentari che qualcosa di diverso da quanto fatto finora è indispensabile oltre che auspicabile? No. Ma tentar non nuoce e neppure perseverare... in qualsiasi modo.


E così alcuni Babbo Natale, con sacchi in spalla, consegneranno a deputati e senatori una lettera simbolica inviata da lavoratrici e lavoratori, giovani, disoccupati e pensionati su cui è scritto:

«Caro Onorevole,

ho ricevuto migliaia di lettere da lavoratrici e lavoratori, giovani, disoccupati e pensionati. Mi chiedono regali che ho cercato ma che non ho trovato nel mio deposito. Poi ho capito perché… Non erano regali ma erano diritti!
Per questi io non posso fare nulla ma sicuramente Lei sì!
Potrebbe dare loro risposte usando ad esempio la Legge di Bilancio che il Parlamento sta per approvare. Non crede?

Vede, caro Onorevole, sulle pensioni moltissimi chiedono il blocco del meccanismo di adeguamento del requisito pensionistico all’attesa di vita, che è sbagliato, perché non tiene conto del fatto che i lavori non sono tutti uguali.
I giovani poi, mi chiedono un lavoro, una vita meno precaria e certezze sul proprio futuro pensionistico.
Mentre le donne chiedono un riconoscimento del proprio lavoro, anche quello di cura, che attualmente non è riconosciuto a nessuno.
Chi invece il lavoro non ce l’ha più chiede protezioni sociali più ampie e una nuova occupazione.

Con l’approvazione della Legge di Bilancio si può iniziare a tracciare un sentiero fatto di risposte e certezze, quelle che i lavoratori chiedono da anni e che io proprio non posso dargli. Adesso tocca a Lei!

Buon Natale!»