Un parere ufficiale della CEI non è disponibile, né sul proprio sito e neppure su quello dei media dipendenti: Avvenire, TV2000 e Agenzia SIR.

Quindi, che cosa ne pensino i vescovi italiani di don Michele Delle Foglie e del suo modo di agire  non lo possiamo sapere, almeno finora. E lo stesso vale per S.E. Francesco Cacucci, arcivescovo dell'Arcidiocesi di Bari Bitonto che è a capo della diocesi da cui dipende la parrocchia di Santa Maria Assunta, a Grumo Appula, di cui don Michele è parroco.

Nato ad Acerenza, in provincia di Potenza, nel 1946, Michele Delle Foglie è stato ordinato sacerdote nel giugno del 1972. Adesso conduce la parrocchia di Santa Maria Assunta a Grumo Appula, comune di 13000 abitanti in provincia di Bari.

Ma che cosa ha combinato don Michele per passare agli onori della cronaca? Semplicemente questo: aver fatto stampare e affiggere nel Comune dei manifesti funebri in cui si invita la comunità dei fedeli a partecipare alla celebrazione di una messa funebre, preceduta da un Rosario, che si terrà nel tardo pomeriggio di martedì 27 dicembre.

Fin qui nulla di male. Si tratta di una ricorrenza per la morte di una persona avvenuta 7 mesi fa, in Canada! Il figlio del defunto, Franco, è venuto in visita nei luoghi natali e ha chiesto che si celebrasse la funzione. Il parroco ha voluto pubblicizzare l'evento dandogli il massimo risalto possibile.

E tutto questo sarebbe un problema? No, se non fosse per il nome del defunto: Rocco Sollecito.

Il 28 maggio, Rocco Sollecito, all'età di 62 anni, è stato assasinato a colpi di pistola mentre era a bordo della sua auto a Laval, nella provincia del Quebec, in Canada. Non vittima di un pazzo, ma di un regolamento di conti. Infatti, Rocco Sollecito era un esponete di spicco del crimine organizzato in Canada, appartenenete al clan dei Rizzuto, una delle famiglie mafiose locali tra le più importanti e più influenti.

Quindi, considerando i precedenti del defunto, l'invito alla comunità di fedeli di Grumo Appula a partecipare alla messa funebre è quanto mai inopportuno e fuori luogo. Nessuno impone a don Michele Delle Foglie di negare un conforto funebre alla famiglia, ipotizzando che questo sia sincero, ma è evidente anche al più ingenuo degli sprovveduti che, in un caso simile, sia più che sconveniente, per non usare altri termini, pubblicizzare l'evento.

Infatti, la pubblicizzazione di una celebrazione come questa non può non venir interpretata anche come un'approvazione per quanto il defunto ha fatto in vita... con la comunità dei fedeli chiamata a celebrare il ricordo di un mafioso!

A questo punto la domanda da fare è: don Michele Delle Foglie ha una minima idea del mondo e una minima idea dei precetti che insegna o dovrebbe insegnare? Non resta che attendere che cosa dirà al riguardo lo stesso sacerdote e la CEI.