"Quattro giovani storiche e storici affrontano la sfida di “raccontare la storia” in modo avvincente, integrando direttamente nel testo fonti, storiografia, immagini, per mostrare l'intreccio che lega tra loro in trame indissolubili le vicende di re e sudditi, condottieri e vittime delle guerre, persecutori e perseguitati. In Trame del tempo, la storia raccontata diventa materia viva e coinvolgente, si anima di voci, immagini, grandi protagonisti e persone comuni. Il racconto si fa anche laboratorio dello storico attraverso la stretta integrazione di documenti, storiografia, immagini e carte nei paragrafi (Materiali), accogliendo tutte le novità della storiografia più recente e senza schede e apparati paratestuali che lo interrompano. Alle studentesse e agli studenti viene così mostrato come “fare storia” significhi da un lato narrare storie, e dall'altro ragionare costantemente sulla loro fondatezza, e sulla solidità delle tracce che ci portano a raccontarle".

Così la casa editrice Laterza descrive un suo libro di storia destinato alle scuole superiori. Un libro che, però, non è piaciuto al ministro della (d)istruzione e del (de)merito, il leghista Giuseppe Valditara.

Così Valditara ha deciso di indossare i panni del censore. Con una lettera indirizzata all'Associazione Italiana Editori (AIE) ha chiesto una "verifica in vista di eventuali provvedimenti" contro Trame del Tempo. Colpa del libro? Aver dedicato poche righe a una lettura critica dell'attuale fase politica e del governo Meloni, definendo Fratelli d'Italia erede del fascismo. Un'eresia, a quanto pare, tale da meritare la sanzione ministeriale. Forse gli storici che hanno redatto il testo avrebbero dovuto definire Fratelli d'Italia erede del Movimento Sociale che a sua volta era erede del Partito Nazionale Fascista... ma cosa cambia?

La sequenza è ormai un copione: i parlamentari di FdI strepitano appena si mettono di fronte alla realtà, il ministro di turno avalla la polemica e attiva i suoi "correttivi". Prima si invoca l'imparzialità, poi si punta al silenziatore. È la stessa logica per cui l'apologia del fascismo scivola via come "libera manifestazione"; al contrario, qualche riga di storia contemporanea – documentata e argomentata – diventa materia da inquisizione.

«Vogliono mettere le museruole», ha commentato l'autore Carlo Greppi, che ha pubblicato la pagina incriminata.

Se davvero Valditara volesse "occuparsi di scuola", avrebbe dossier ben più urgenti: edifici che cadono letteralmente a pezzi, carenza cronica di docenti di sostegno, laboratori obsoleti, classi pollaio. In troppe scuole, alle famiglie si chiede perfino di portare la carta igienica da casa. Ma di queste emergenze – meno utili a fare titoli e propaganda – il ministro della (d)istruzione e del (de)merito pare occuparsi di rado. Meglio infilarsi in una crociata culturale: più facile, più redditizia sul piano identitario e su quello personale... poi è più facile bussare alla porta di Fazzolari (quella di Meloni per le mezze cartucce com Valditara è inarrivabile) per chiedere una ricompensa.

Il paradosso è lampante: chi proclama di difendere la libertà di espressione brandisce ora la clava contro un manuale scolastico. L'operazione ricorda sinistramente la voglia di "riscrivere la storia" denunciata da editori e storici: si invoca "neutralità", ma si pretende di depurare i testi da ogni critica verso il potere. «Somiglia a una forma di censura», ha commentato  Alessandro Laterza.

Che effetto produrrà questa pressione? Probabilmente l'opposto di ciò che il ministro spera: più si invoca il bavaglio, più il testo circolerà, stimolando discussioni su Resistenza, fascismo e democrazia. E questa, in una scuola che dovrebbe formare coscienze critiche, non può che essere una buona notizia. Il punto, però, resta politico: se passa l'idea che un governo possa intervenire sui contenuti didattici con il manganello istituzionale, nessun manuale potrà dirsi al sicuro.

Da qui la necessità di una reazione compatta: docenti, studenti, famiglie ed editori devono difendere con fermezza la libertà di insegnamento sancita dall'articolo 33 della Costituzione. Oggi tocca a Trame del Tempo; domani potrebbe toccare a qualunque autore non allineato al verbo meloniano.

In altre parole? Se Valditara e la sua corte di zelanti censori vogliono davvero occuparsi di scuola, inizino dai crolli dei soffitti e dalle classi senza LIM, non dalle pagine che osano raccontare il presente per quello che è. La storia resta storia; la propaganda resta propaganda. E i tentativi di zittire gli intellettuali, soprattutto a scuola, hanno sempre il sapore stantio dell'autoritarismo... che prima o poi - se Valditara avesse studiato lo saprebbe - i conti finiranno per pagarli... tutti e con gli interessi.