"Me ne frego" è uno dei tanti motti coniati da Gabriele D'Annunzio durante la prima guerra mondiale. Stava a significare lo sprezzo del pericolo e della propria vita che veniva "offerta" per la patria e per il re. Il motto, insieme a chi lo aveva coniato, successivamente si trasferì armi e bagagli nella retorica fascista, acquisendo un ulteriore significato: il disprezzo verso gli altri, sia per ciò che pensavano, sia per la loro vita. Sappiamo come è andata a finire.

Anche se non ufficialmente, cioè dichiarato apertamente in pubblico, il me ne frego fascista è tornato di attualità. L'ultima sua applicazione è dell'ex compagno comunista Marco Minniti, trasferitosi anche lui armi e bagagli - già da qualche tempo - dal campo di D'Alema a quello di Renzi.

Il suo "piano" per ridurre il numero di sbarchi in Italia è celebrato come un successo dal PD, dal governo, dal Vaticano (così viene detto), dalla stampa e anche dall'elettorato di destra, tanto che Minniti è già fin d'ora indicato come possibile antagonista del suo segretario di partito a ricoprire la carica di presidente del Consiglio nella prossima legislatura.

Il "piano" di Minniti in fondo è semplice. Da una parte impedire alle ONG di operare nel migliore dei modi per soccorrere le barche in difficoltà nel Mediterraneo, dall'altra impedire a tali imbarcazioni di uscire dalle acque libiche.

Però, tale piano ha due conseguenze cui Minniti ha risposto con un implicito "me ne frego", dato che si è ben guardate dal tirarle in ballo e i media italiani si si sono ben guardati dall'affrontarle. La prima è relativa alla possibilità che il numero di migranti vittime del mare possa di nuovo aumentare.

L'altra è che, sicuramente, aumenterà il numero di migranti presenti in Libia, le cui condizioni, dal punto di vista umanitario - e questo è un fatto accertato -  sono terribili.

In relazione a queste due conseguenze del suo piano, il ministro dell'Interno Minniti non ha detto nulla, rendendo implicito il "me ne frego" di memoria fascista.

E non solo di questo Minniti se ne sta fregando... ma anche del fatto che la Libia ha minacciato le ONG che operino nelle sue acque territoriali, la cui estensione - per quel paese - è sempre stata un rebus. Minniti non ha avuto niente da dire, come non ha avuto niente da dire su quali siano le regole che seguiranno libici e italiani nel caso di avvistamento di barche con migranti a bordo all'interno delle acque libiche. Anche questo non è un particolare di poco conto.

Però, rispetto a quello che Minniti sperava, adesso sta crescendo il numero di coloro che queste domande cominciano a porsele e a queste domande pretendono risposta da parte del ministro e del governo. Ne è riprova la denuncia di Medici Senza Frontiere e questo editoriale pubblicato su Avvenire.