Perché la riforma delle Banche di Credito Cooperativo? Si può spiegare come conseguenza di più motivi: crisi, nuove regole imposte dall'Europa alla banche, bassa capitalizzazione, deterioramento dei crediti, dirigenti non sempre all'altezza.

Le banche di Credito Cooperativo sono banche radicate sul territorio che hanno svolto un ruolo fondamentale nella creazione e nello sviluppo di realtà locali, sostenendo l'economia della propria area di competenza.

Oggi il loro ruolo viene ritenuto ancora indispensabile, ma per come sono attualmente organizzate la possibilità che possano continuare a svolgere la loro attività come avveniva in passato può venir meno. Per questo il governo ha pensato a nuove regole per aumentarne la solidità finanziaria per garantirne, anche in futuro, l'operatività.

Per stabilizzare e o aumentare il proprio patrimonio, le BCC hanno utilizzato lo strumento dell'autofinanziamento che, a causa della crisi economica, negli ultimi anni non è riuscito ad essere sufficiente per sostenere il deterioramento dei crediti rispetto alla media del sistema bancario italiano.

Per ovviare al problema della scarsa capitalizzazione il Governo ha pensato alla creazione di una holding che faccia da contenitore alle BCC. Però, nella fase di definizione delle regole operative ci sono dei problemi che la minoranza del PD al Senato ha evidenziato in una lettera inviata al capogruppo Zanda, al premier Renzi ed alla ministra per i Rapporti con il Parlamento Boschi. La lettera, che vede Massimo Mucchetti primo firmatario, è stata sottoscritta da 20 senatori PD, tra cui spiccano i nomi di Tocci, Ricchiuti, Migliavacca, Gotor e Casson.

I senatori dem si dicono perplessi sulle modalità con cui le BCC potranno costituire il capitale della holding. Infatti, il Governo non precisa se questo avverrà in contanti oppure tramite il conferimento di asset che, in quest'ultimo caso, non darebbe garanzie sulla solidità patrimoniale della holding che, paradossalmente, dovendo effettuare una ricapitalizzazione verrebbe a trovarsi nella situazione di perdere il controllo del capitale, facendo sì che le BCC d'un colpo potrebbero perdere la caratteristica di banche del territorio, venendo a far parte di un gruppo bancario nazionale o estero.

L'altro problema è quello relativo alla cosiddetta way-out che consentirebbe alle BCC con un patrimonio netto superiore ai 200 milioni di euro di trasformarsi in SpA, pagando un'imposta sostituiva del 20% sulle riserve indivisibili. Qual è il problema secondo Mucchetti e gli altri senatori firmatari della lettera? "In tal modo si darebbe ai soci attuali il pieno possesso di riserve, che costituiscono in media il 90% del patrimonio delle BCC e che sono state accumulate dalle precedenti generazioni in esenzione d'imposta per la precisa finalità di esercitare lo scambio mutualistico nell'attività creditizia. L'imposta sostituiva, d'altra parte, non ripagherebbe le imposte evitate in tanti decenni e il loro costo finanziario cumulato per lo Stato. Ove l'errore fosse confermato, il minimo che ci si possa aspettare è una procedura d'infrazione da parte della UE per aiuti di Stato".

Inoltre, si presenta anche il problema della data a partire dalla quale il way out dovrebbe essere applicabile. Poiché il Governo non l'ha specificata, questo fa pensare che l'intenzione sia quella di procrastinarla nel tempo per dare opportunità alle BCC di aggregarsi anche dopo che la nuova legge verrà approvata.

Sul tema della riforma delle Banche di Credito Cooperativo è intervenuto anche Bersani nel suo intervento alla convention di Perugia, Energie nuove per l'Italia, organizzata da Sinistra Riformista: "Se insistono sul principio di cancellare l’indivisibilità delle riserve di una banca cooperativa io rispondo: anche se metti dieci fiducie non te la voto. Te la fai votare da Verdini che è un noto esperto di credito cooperativo!"