Come già annunciato alla firma dell'accordo lo scorso 12 gennaio, la CEI, tramite Caritas e Comunità di Sant'Egidio, ha trovato un'intesa con il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale per realizzare un corridoio umanitario per 500 profughi provenienti dai Paesi del Corno d'Africa.

L'iniziativa, non nuova poiché già sperimentata dalla Comunità di Sant'Egidio insieme alla Tavola valdese e alla Federazione Chiese evangeliche italiane, è stata presentata anche alle Conferenze episcopali di Francia, Germania e Polonia in modo da poter replicare la stessa esperienza.

In merito all'iniziativa, Oliviero Forti, responsabile dell'area nazionale di Caritas italiana, ha fornito ulteriori particolari riguardo a finalità ed attuazione del progetto che ha lo scopo di "favorire l'arrivo in Italia in modo legale e in condizioni di sicurezza dei potenziali beneficiari di protezione internazionale, in specie i soggetti più vulnerabili" per evitarne le morti in mare.

I beneficiari saranno principalmente profughi eritrei, sudanesi, sud-sudanesi e somali. Di costoro entreranno in Italia, con regolare visto d'ingresso, 500 profughi presenti nei campi in Etiopia, perché al momento accolgono il più alto numero di rifugiati in Africa in fuga da conflitti o fame.

Un team di una decina di persone inizierà già nelle prossime settimane a prendere contatti con le autorità locali, l'ambasciata italiana e gli organismi internazionali (Unhcr e Oim), dimodoché in primavera estate possano essere effettuate le prime selezioni.

Quali saranno i criteri di scelta? Sarà redatta una lista (verificata anche dal ministero dell'Interno) con i nomi delle persone in reale condizione di vulnerabilità, determinata dalla loro situazione personale, dall'età e dalle condizioni di salute. Saranno anche privilegiate le persone che abbiano già legami familiari o di altro tipo in Italia o che possano dimostrare di poter usufruire di associazioni di qualunque tipo in grado di provvedere alla loro ospitalità.

Le spese per dar seguito a tutte le fasi dell'iniziativa, comprese le spese di viaggio oltre che quelle relative all'accoglienza in Italia, saranno sostenute dalla Conferenza episcopale italiana tramite i fondi 8x1000. Nessun onere sarà a carico dello Stato.

Per l'accoglienza dei profughi, la Caritas italiana metterà a disposizione l'esperienza già collaudata con successo con il progetto "Protetto. Rifugiato a casa mia", che ha permesso di ospitare finora 500 profughi in 65 diocesi, presso famiglie, parrocchie, istituti religiosi.

Il progetto prevede un sostegno economico e personale dedicato all'accompagnamento e all'integrazione delle persone. Una volta raggiunta l'indipendenza, i posti vacanti saranno riempiti da nuovi profughi in arrivo tramite i corridoi umanitari.

I profughi arriveranno in Italia con regolare visto d'ingresso rilasciato dalle rappresentanze diplomatiche-consolari di competenza. Quindi, entreranno nell'iter di richiesta di protezione internazionale e saranno ascoltati dalle Commissioni territoriali di competenza.

Le associazioni a supporto penseranno poi di assicurare il sostegno, l'assistenza legale, l'ospitalità e l'accoglienza, con percorsi di integrazione sociale e culturale, corsi di lingua e di formazione al lavoro, con l'obiettivo di favorirne la stabilizzazione in Italia, in modo da evitarne il passaggio verso altri Paesi del nord Europa.

Un nucleo di coordinamento si occuperà poi di analizzare e valutare i risultati del progetto, prendendo in esame anche eventuali criticità ed efficacia delle modalità operative. Dopo i primi sei mesi sarà pubblicata una prima valutazione del lavoro svolto a cui ne seguirà un'altra al momento della conclusione.