La Cgil ha espresso tutte le sue perplessità sul decreto crescita, definito poca cosa rispetto alla possibilità, da parte del Governo, di rilanciare l'economia.

Al contrario, il governo punta invece su quel decreto per tenere a bada i conti ed evitare una manovra correttiva. Questo è quanto fonti dell'esecutivo hanno spiegato all'agenzia Reuters.

Il provvedimento, che sarà discusso nel CdM del prossimo venerdì contiene - sempre secondo quanto anticipa Reuters - lo sblocco di 450 milioni per gli investimenti destinati a Province e comuni, nuove semplificazioni in materia di appalti e la reintroduzione del super-ammortamento al 130% sull'acquisto di beni strumentali.

Alle precedenti misure, si affiancherà anche la proroga fino al 2023 del credito fiscale in ricerca e sviluppo, oltre a misure per facilitare le cartolarizzazioni di inadempienze probabili e al rafforzamento del sistema di garanzie pubbliche sui finanziamenti alle imprese.

E questo dovrebbe promuovere la crescita? In base a quanto riportano due fonti del Mef - sempre secondo Reuters - le ultime proiezioni del ministero indicherebbero per il 2019 dei valori tendenziali di crescita poco sopra lo zero.

Invece, grazie al "decreto crescita" e ad altri provvedimenti come lo "sblocca cantieri" il Pil dell'Italia per l'anno in corso potrebbe aggirarsi sul +0,6%, rispettando così i parametri su cui si basa il deficit al 2,04%.

Da ricordare anche che lo scorso 20 febbraio, il ministro dell'Economia Tria ha dichiarato che un deficit nominale più alto del 2,04% non implicherebbe un altolà da parte dell'Ue, se della deviazione fosse ritenuta responsabile la congiuntura economica.