Nel pomeriggio di giovedì si è svolta la direzione nazionale del Partito Democratico con due novità rispetto a quanto avvenuto in passato.

La prima novità riguarda il non utilizzo dello streaming. Qualcuno ricorderà Matteo Renzi che sbeffeggiava i 5 Stelle dicendo che, a differenza di loro, quello che il PD decide nelle proprie riunioni è di dominio pubblico, ripreso in diretta dalle telecamere?

Questa volta non è andata così. Il perché è dovuto alla seconda novità della giornata: anche i renziani finiscono per non essere d'accordo con Renzi, dicendolo apertamente.

Ed è questo che a Matteo Renzi ed ai suoi pretoriani non era gradito. Si sarebbe scalfita l'immagine del caro leader con il Renzi criticato dai suoi. Orlando, Emiliano e chi li sostiene sono lì a interpretare il ruolo di minoranza e, se criticano, tutto rientra nel copione.

Invece, se a criticare è Franceschini, a cui avrebbe potuto aggiungersi qualche altro contestatore dell'ultim'ora, l'immagine del leader carismatico e vincente avrebbe potuto opacizzarsi. Meglio prevenire in vista delle prossime elezioni politiche. Ormai la campagna elettorale è già iniziata.

Renzi, come già aveva fatto sapere, ha detto che è necessario parlare di contenuti e non di alleanze che non interessano a nessuno (sostiene lui). Ma Dario Franceschini non si è pero dato pervinto e ha ribattutto, con toni fermi, che di contenuti bisogna parlare, ma anche inisieme al problema delle alleanze.

E per dimostrare ai presenti che non sia un fatto secondario, il ministro dei Beni Culturali ha citato il risultato delle amministrative di Padova, dove il PD è risultato vincente ma solo con il 13% dei voti.

Inutile dire che d'ora in poi il PD non parlerà di alleanze per le prossime politiche, perché la linea Renzi è passata con un solo voto contrario e l'astensione delle minoranze degli "orlandiani" e degli "emiliani".

Lo scopo di Renzi, almeno all'interno del partito, è quello di bloccare qualsiasi possibile dialogo con la sinistra di Pisapia. Per Renzi, che è ormai stranoto che voglia diventare il nuovo Berlusconi, allearsi con il vecchio sarebbe per lui un notevole imprimatur.

Inoltre, il non dichiarare le proprie volontà politiche prima del voto lascerà a Renzi la possibilità di allearsi anche con Pisapia nel caso gli tornasse utile. E che possa sembrare un controsenso lo smentisce il fatto che da presidente del consiglio ha fatto sempre l'opposto di quel che ha annunciato. E c'è gente che ancora lo vota! Perché dovrebbe cambiare?

Non poteva mancare anche un siparietto sull’Europa con la richiesta di veto sul fiscal compact e la non concessione di denaro italiano, nei finanziamenti europei, ai paesi dell'Unione che non accolgano migranti.

Nei prossimi dieci mesi che dividono l'Italia dal voto, Matteo Renzi girerà il paese in treno e, successivamete, terrà in autunno una conferenza programmatica per ricapitolare e illustrare gli argomenti raccolti tra gli italiani. E quello sarà il programma del PD... scritto da Renzi e disciplinatamente votato dai renziani.

Che cosa sarebbe cambiato nella seconda segreteria Renzi rispetto a quanto accadeva nella prima? Nulla!