"Le ferite sono gravi, ma le sue condizioni stanno migliorando... ha avuto la possibilità di dire qualche parola e ha mantenuto intatto il suo senso dell'umorismo... Sebbene le sue ferite siano gravi, il suo solito senso dell'umorismo rimane intatto, è esuberante e provocatorio. Siamo così grati a tutto i suoi ammiratori, che coraggiosamente si sono lanciati in sua difesa e hanno prestato i primi soccorsi insieme alla polizia e ai medici che si sono presi cura di lui e delle manifestazioni  di affetto e sostegno da tutto il mondo. Chiediamo pazienza e privacy, mentre la famiglia è riunita al capezzale per sostenerlo e aiutarlo in questo momento".

Queste le parole con cui Zafar Rushdie, figlio di Salman Rushdie, ha comunicato le attuali condizioni di salute del padre dopo l'attentato subito alla fine della scorsa settimana, appena prima di iniziare una conferenza nello Stato di New York.

Lunedì, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, ha reso nota la posizione ufficiale di Teheran sull'attentato, negando "categoricamente" qualsiasi collegamento dl suo Paese, aggiungendo che "nessuno ha il diritto di accusare la Repubblica islamica dell'Iran".

Kanaani, però, ha precisato anche che la libertà di parola non giustificava la libertà per Salman Rushdie di insultare l'Islam nei suoi scritti, pertanto...

"in questo attacco, non consideriamo nessun altro, oltre a Salman Rushdie e ai suoi sostenitori, degno di biasimo e persino di condanna. Insultando i sacri principi dell'Islam e offendendo oltre 1,5 miliardi di musulmani e tutti i fedeli delle religioni divine, Salman Rushdie si è esposto alla rabbia della gente".

Kanaani ha concluso la sua dichiarazione dicendo che sull'autore dell'aggressione a Salman Rushdie l'Iran non aveva altre informazioni oltre a quelle apparse sui media.


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