prima parte...

Nello schema attuale, l'Italia riceverà 209 miliardi di euro: il 28 per cento delle risorse totali previste dal next generation EU che - ripeto - è pari a 750 miliardi di euro. In particolare, resta fissato a 81 miliardi l'ammontare dei trasferimenti, i famosi grant destinati all'Italia, così come previsto dalla proposta della Commissione.Aumenta, invece, davvero in modo significativo, di circa 36 miliardi di euro, la componente dei prestiti disponibili, che arriva così alla ragguardevole cifra di 127 miliardi di euro. Tali risorse potranno essere impegnate fino al 31 dicembre 2023. Il 70 per cento di queste risorse saranno disponibili tra il 2021 e il 2022 e i relativi pagamenti legati allo svolgimento dei progetti definiti all'interno dei piani nazionali per la ripresa, saranno disponibili fino alla fine del 2026, quando l'Unione interromperà l'emissione di titoli e inizierà il periodo di restituzione da parte degli Stati membri.Oltre alla componente principale di next generation EU, cioè la recovery and resilience facility, potenziata a 672,5 miliardi di euro, dai 560 miliardi proposti dalla Commissione europea, giocheranno un ruolo importante altri due strumenti: invest EU, con una dotazione complessiva di 8,4 miliardi di euro, che sosterrà gli investimenti privati - è un po' l'erede del piano Juncker per gli investimenti di cui, peraltro, l'Italia si è rivelata uno dei principali destinatari - e l'iniziativa react EU, con una dotazione complessiva di 47,5 miliardi di euro, grazie alla quale potranno essere proseguiti gli investimenti anti Covid a favore del sistema sanitario e a sostegno del reddito dei lavoratori e della liquidità delle imprese. Un altro risultato politicamente rilevante dell'intensa azione politica e diplomatica condotta, prima e durante il Consiglio europeo, insieme ad altri Stati membri e dal Presidente della Commissione europea e del Consiglio europeo, è che il meccanismo di governance di next generation EU preserva le competenze della Commissione europea sull'attuazione dei piani nazionali di ripresa e di resilienza.I piani saranno approvati dal Consiglio dell'Unione europea a maggioranza qualificata, come peraltro già avviene ordinariamente per i programmi nazionali di riforma del semestre europeo, mentre i singoli esborsi verranno decisi dalla Commissione, sentito il Consiglio.Anche il freno di emergenza eventualmente attivabile presso il Consiglio europeo avrà una durata massima di tre mesi e non potrà prevedere un diritto di veto. Sono stati, dunque, evitati i passaggi all'unanimità che avrebbero innescato derive pericolose sul piano sia giuridico, finendo per ledere le competenze della Commissione in materia di bilancio europeo, sia politico, perché avrebbero imprigionato lo strumento chiave della ripresa economica europea in veti incrociati tra Stati membri. Su questo punto l'Italia da subito ha definito la sua linea rossa.Vi rivelo anche che, fino alle ultime ore prima che si concludesse il negoziato, mentre le partite contabili stavano per essere chiuse, l'Italia ha voluto, prima che si chiudessero tutte, che si mantenesse fino all'ultimo la riserva; su questo, poi, abbiamo agito con la massima determinazione, ottenendo che l'ultima formulazione - peraltro ben migliorata rispetto alle precedenti - fosse ulteriormente rinnovata. Nelle ultime ore, quindi, poco prima che si chiudesse il negoziato, abbiamo ottenuto una riformulazione del freno di emergenza: abbiamo ottenuto che presso il Consiglio europeo, ove mai questo fosse investito, in via del tutto eccezionale, con specifiche e motivate richieste, che debbono addurre dei significativi inadempimenti rispetto alla programmata attuazione del piano, vi sia una semplice discussione, quindi escludendo qualsiasi facoltà decisionale. Abbiamo chiarito e precisato meglio la regola per cui la durata di questa sospensione dovrà essere di tre mesi, per non rallentare l'attuazione dei piani e dei pagamenti. Abbiamo, inoltre, ricordato espressamente gli articoli del trattato che richiamano la competenza della Commissione. Da ultimo, non paghi, abbiamo voluto che fosse rilasciata una legal opinion, un parere legale, da parte dell'ufficio legale della Presidenza del Consiglio europeo, da allegare agli atti. Abbiamo evitato, in questo modo, che fossero compromessi i consolidati meccanismi decisionali delle istituzioni europee e, nello specifico, l'efficacia del programma next generation EU.Il Consiglio europeo ha adottato una decisione adeguata alla posta in gioco anche per quanto riguarda i tempi. Era, infatti, fondamentale e indispensabile dare un segnale chiaro ai cittadini, alle imprese e agli stessi mercati finanziari: l'Europa risponde in modo tempestivo, ben determinato rispetto alla crisi. Al riguardo, segnalo che il 10 per cento delle risorse, sotto forma di trasferimenti del recovery and resilience facility, potrà essere anticipato come prefinanziamento del 2021. In secondo luogo, anche i progetti di investimento già avviati a partire dal 1° febbraio 2020 potranno beneficiare dei finanziamenti del pacchetto europeo, purché siano coerenti con gli obiettivi del programma.Nell'ambito di questo Consiglio europeo è stato anche approvato il bilancio settennale, il quadro finanziario pluriennale 2021-2027, che abitualmente, come sapete, richiede più sessioni. Il saldo italiano sul quadro finanziario pluriennale, pur restando negativo, migliora rispetto a quello attuale, 2014-2020, passando da meno 0,24 per cento a meno 0,17 per cento del PIL (in termini assoluti, da meno 4,11 miliardi di euro a meno 2,9 miliardi di euro in media all'anno) ed è più che compensato dai rientri attesi dal next generation EU.Siamo inoltre uno dei pochi Stati membri che vede aumentare, rispetto al quadro finanziario pluriennale attuale, da 36,2 a 38 miliardi di euro le proprie dotazioni sulla politica di coesione, che invece è stata ridotta, per un totale di 37 miliardi, nei vari Stati membri. Si tratta - se mi permettete di sottolinearlo - di un risultato decisivo, perché la politica di coesione, tanto più in questa particolare congiuntura socio-economica, svolge un ruolo fondamentale a beneficio dei territori.Sempre in materia di coesione, è stata ottenuta maggiore flessibilità nell'uso dei fondi strutturali, grazie a obblighi di concentrazione tematica meno stringenti e disimpegni più lunghi, il che consente di orientare in modo più proficuo la spesa verso le esigenze specifiche delle diverse aree territoriali, anche in chiave di sostegno ai settori più colpiti dalla crisi da Covid-19.Quanto all'altrettanto fondamentale politica agricola comune, il rafforzamento delle dotazioni per lo sviluppo rurale (77,1 miliardi a valere sul quadro finanziario pluriennale e 7,5 miliardi su next generation EU) avvantaggia l'Italia, che ne ha ritorni elevati, oltre l'11 per cento del totale.Le conclusioni del Consiglio europeo straordinario in materia di quadro finanziario pluriennale hanno inoltre confermato l'impegno a introdurre nuove risorse proprie già a partire dal 2021, mentre - come aveva auspicato l'Italia - è stata evitata l'abolizione della risorsa basata sull'IVA, che sarebbe costata al nostro Paese circa 1,1 miliardi in sette anni.Dal lato delle entrate, alcuni Paesi potranno beneficiare di un aumento degli sconti - lo avete anche sentito, è stato anticipato - rispetto alla quota di contribuzione del bilancio comunitario, di cui già potevano avvalersi nell'attuale quadro finanziario pluriennale. Sono i famosi rebate: è un elemento che abbiamo sempre dichiarato anacronistico, che ci è servito anche per contrastare ulteriori pretese ed esercitare un potere negoziale, su cui ogni nostra parziale flessibilità è stata comunque condizionata dall'esigenza prioritaria di garantire l'esito positivo del negoziato su next generation EU.Il Consiglio europeo ha trovato un punto di sintesi anche in materia di stato di diritto e di lotta al cambiamento climatico. Con riguardo allo stato di diritto, le conclusioni collegano il suo rispetto alla tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea, in coerenza con quanto già contenuto nella proposta negoziale portata al tavolo dal presidente Michel.Quanto alla lotta al cambiamento climatico, è stato confermato che il 30 per cento della spesa europea sarà collegato al raggiungimento di quest'ambizioso obiettivo e la riduzione rispetto alla proposta iniziale della dotazione complessiva del just transition fund, che comunque ammonta a 10 miliardi di euro, non ha uno specifico impatto negativo sull'Italia. In via generale, occorre riconoscere che il fondo soffre purtroppo di un'impostazione disfunzionale, perché premia i Paesi che sin qui non si sono impegnati abbastanza nella transizione ecologica, trascurando la necessità di riconoscere gli sforzi di quegli Stati che, come l'Italia, hanno già intrapreso l'ineludibile percorso del green deal.Concludo, gentile Presidente, onorevoli senatrici e onorevoli senatori: all'esito del Consiglio conclusosi all'alba di ieri, siamo chiamati a profondere un forte e intenso impegno per far sì che il percorso riformatore avviato nelle scorse settimane trovi concreta e puntuale attuazione, innanzitutto con la predisposizione del piano nazionale per la ripresa e la resilienza propedeutico all'accesso ai fondi europei di next generation EU.Di questo piano abbiamo già posto le basi, individuando gli obiettivi da perseguire nel corso della consultazione nazionale e progettiamo il rilancio. Dovremo impiegare in maniera efficiente le nuove risorse, indirizzandole a finanziare gli investimenti necessari per affrontare con successo le sfide del futuro. La crisi da Covid-19 ha reso evidenti alcune storiche criticità del nostro Paese. Questo Governo si assume la responsabilità di predisporre e realizzare tale piano con impegno, determinazione e lungimiranza, avendo consapevolezza che un futuro migliore per i cittadini, nonché - dobbiamo esserne consapevoli - la credibilità dell'Italia in Europa passeranno anche da qui, dal saper dimostrare di cogliere quest'opportunità storica, manifestando una capacità propositiva, decisionale e attuativa che non ceda a particolarismi. Sarebbe un errore epocale di cui non potremmo certo accusare l'Europa.Questi giorni di negoziato ci rafforzano nella convinzione che l'interesse nazionale oggi più che mai va perseguito all'interno del perimetro europeo. Visioni egoistiche, spesso ancorate alla difesa di anacronistici interessi, non offrono alcuna risposta efficace, se non quella di alimentare le paure dei cittadini e il distacco dalle istituzioni. Il piano per la ripresa sarà un lavoro collettivo, ci confronteremo con il Parlamento e dobbiamo impegnarci assolutamente in questa direzione.Dobbiamo impegnarci anche per alimentare la fiducia nelle istituzioni italiane e nell'Europa.Con l'accordo raggiunto ieri al Consiglio europeo sembra realizzarsi l'auspicio espresso da Jacques Delors, da molti invocato lunedì 20, il giorno del suo compleanno per un esito positivo del Consiglio europeo, quando 27 anni fa, il 10 febbraio 1993 dinanzi al Parlamento europeo affermò che era veramente giunto il momento di ricollocare il fiore della speranza al centro del giardino europeo.