Il riacutizzarsi dell'epidemia di Ebola che aveva colpito la Repubblica Democratica del Congo lo scorso aprile, si è manifestato a partire dall'inizio del mese di agosto nella parte settentrionale della provincia di Kivu.

Le organizzazioni umanitarie, in particolare quelle legate alle Nazioni Unite, hanno provveduto all'invio di tonnellate di aiuti in grado di contenere il diffondersi dell'epidemia, favorendo l'accesso all'acqua potabile, a servizi e a pratiche igieniche adeguate, oltre a materiale informativo per seguire corrette pratiche legate all'igiene.

Gli aiuti sono inviati per via aerea e stradale alle aree colpite, via Goma e Kigali.

Inoltre, rispetto a quanto accaduto in passato, per contrastare il diffondersi dell'epidemia, si è iniziato a utilizzare il trattamento sperimentale anti Ebola mAb114. È la prima volta che viene utilizzato per combattere un focolaio attivo.

Il trattamento con mAb114 è stato sviluppato utilizzando anticorpi di un sopravvissuto all'epidemia di Ebola che nel 1995 colpì la città di Kikwit, nel Congo occidentale.

Secondo quanto comunicato dal direttore generale dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, in una conferenza stampa a Ginevra, i medici stanno trattando con l'mAb114 cinque pazienti che stanno reagendo positivamente alla cura.

Altri trattamenti sperimentali, tra cui Remdesivir, Favipiravir, REGN3450, REGN3471 e REGN3479, sono in attesa di approvazione da parte di un comitato etico.

Il rischio di diffusione dell'epidemia al di fuori del confine del Congo è attualmente considerato basso, anche se non è da sottovalutare a causa di due fattori: la vicinanza del focolaio al confine ugandese che dista solo circa un centinaio di km e la difficoltà ad operare nella zona colpita, a causa dei numerosi gruppi di miliziani che in quella regione sequestrano e uccidono i civili con una frequenza allarmante.