Il Word Happiness report dell’Onu è la classifica dei paesi più felici del mondo. Al primo posto troviamo la Finlandia seguita poi da Norvegia e Danimarca. Per trovare il nostro paese dobbiamo scendere al 47º posto mentre Germania, Svizzera, Irlanda, Austria riescono a piazzarsi entro le prime quindici posizioni.

L’analisi tiene conto di numerosi fattori complementari quali ad esempio il Pil Pro capite ( valuta la ricchezza della popolazione in relazione al costo della vita) l’assistenza sociale, il livello di corruzione, l’aspettativa di vita e le libertà personali. Tuttavia quest’anno il rapporto ha voluto concentrarsi su un fattore in particolare: l’immigrazione.

Nello specifico, si è voluto valutare il livello di felicità dei migranti nei paesi ospitanti. Difatti, benché nella maggior parte dei casi la qualità della vita dei migranti migliori, il livello di felicità viene calcolato anche in base al modo in cui essi vengono accolti dalla popolazione e dal livello di felicità del loro paese d’origine. Proprio per questa ragione i livelli di felicità tra i vari paesi del mondo hanno dei gap molto elevati, andando così a peggiorare la pressione percepita dai migranti.

Nel rapporto si legge quindi che, laddove gli immigrati sono ben accetti e ben integrati, allora l’immigrazione funziona in modo corretto. Una maggiore tolleranza da parte del paese ospitante contribuirebbe dunque a una qualità di vita migliore sia per i residenti sia per gli immigrati.

Uno scenario senza dubbio auspicabile ma difficile da attuare a causa di flussi migratori sempre più considerevoli e di una crisi economica che non ha ancora attenuato la sua morsa in molti paesi. E la soluzione emersa dal rapporto propone proprio di alzare il livello di felicità della popolazione ospitante così da garantire un’accoglienza senza ostilità e positiva per entrambe le parti.

Il 47º posto dell’Italia è invece da ricercarsi proprio nella grave crisi economica del 2008 che ha colpito il nostro paese. Tuttavia l’Italia ottiene un ottimo risultato per le aspettative di vita, salite, in media, da 70 anni a 72,8 anni dal 2000 al 2015: il terzo miglior dato dopo Giappone e Islanda.

È interessante analizzare infine gli Usa che, nonostante la sua ricchezza sia cresciuta in modo esponenziale negli ultimi anni, i gravi problemi di salute dei suoi abitanti e la corruzione percepito hanno fatto “crollare” il paese alla 18º posizione.

I soldi non fanno pertanto la felicità e, come affermato da Meik Wiking dell'Happiness Research Institute in Danimarca, la Finlandia è stata capace di convertire il modesto livello del suo Pil in benessere per i propri cittadini. Una lezione da tenere ben presente.

Fonti Repubblica
World happiness report

Il contenuto del rapporto...