Il Tevere, fisicamente e di conseguenza anche in senso figurato, divide il Vaticano dalle sedi istituzionali dello stato italiano. Anche il Quirinale, si trova sull'altra sponda.
Ieri, però, i due principali inquilini di Vaticano e Quirinale, erano in perfetta sintonia, dando l'impressione di essersi accordati per i rispettivi discorsi di fine d'anno.
Il Papa lo ha pronunciato nell'omelia tenuta in occasione dei vespri per la celebrazione della solennità di Maria madre di Dio. Il presidente della Repubblica, nel tradizionale messaggio di san Silvestro rivolto agli italiani.
Bergoglio e Mattarella hanno trovato un punto comune, ma è più corretto chiamarlo un problema comune, nei giovani.
Questo, sull'argomento, il passaggio del discorso di Papa Francesco: «Abbiamo creato una cultura che, da una parte, idolatra la giovinezza cercando di renderla eterna, ma, paradossalmente, abbiamo condannato i nostri giovani a non avere uno spazio di reale inserimento, perché lentamente li abbiamo emarginati dalla vita pubblica obbligandoli a emigrare o a mendicare occupazioni che non esistono o che non permettono loro di proiettarsi in un domani.
Abbiamo privilegiato la speculazione invece di lavori dignitosi e genuini che permettano loro di essere protagonisti attivi nella vita della nostra società. Ci aspettiamo da loro ed esigiamo che siano fermento di futuro, ma li discriminiamo e li "condanniamo" a bussare a porte che per lo più rimangono chiuse.»
Sergio Mattarella, in relazione ai giovani, ha pronunciato le seguenti parole: «So bene che la vostra dignità è legata anche al lavoro. E so bene che oggi, nel nostro Paese, se per gli adulti il lavoro è insufficiente, sovente precario, talvolta sottopagato, lo è ancor più per voi.
La vostra è la generazione più istruita rispetto a quelle che vi hanno preceduto. Avete conoscenze e potenzialità molto grandi. Deve esservi assicurata la possibilità di essere protagonisti della vita sociale.
Molti di voi studiano o lavorano in altri Paesi d'Europa. Questa, spesso, è una grande opportunità. Ma deve essere una scelta libera. Se si è costretti a lasciare l'Italia per mancanza di occasioni, si è di fronte a una patologia, cui bisogna porre rimedio.
I giovani che decidono di farlo meritano, sempre, rispetto e sostegno. E quando non si può riportare nel nostro Paese l'esperienza maturata all'estero viene impoverita l'intera società.»
Le parole del Papa, sinceramente, sembrano molto più concrete ed incisive rispetto a quelle di Mattarella, ma entrambi finiscono per dire comunque la stessa cosa, oltre che denunciare il fallimento delle politiche fin qui messe in atto.
Per quanto riguarda il nostro paese (il Papa non si rivolge certo solo all'Italia), la propaganda del governo, assecondata dalla necessità di compiacere dei media, ci ha detto che in Italia dal 2014, anzi da febbraio 2014, sono stati creati oltre mezzo milione di posti di lavoro e che questo è stato un risultato eccezionale.
Ma se i giovani continuano ad essere esclusi dal lavoro oppure, nel caso riescano ad ottenerlo, questo è sottopagato ed insufficiente a creare un qualsiasi progetto di vita, come ci dicono due autorità che ci sono sempre portate ad esempio, di quali successi si è parlato finora?
Sperare che le parole di Mattarella e Bergoglio vengano prese in seria considerazione è necessario. Ma che questo avvenga, è difficile crederlo. Le istituzioni deputate, che da questi discorsi dicono sempre di essere motivate a far meglio per il futuro, dopo pochi minuti tornano ad occuparsi dell'unica cosa che sanno fare: la gestione personale del potere.
Gli inviti continueranno a rimanere inascoltati.