I due scrittori danesi Karl Gjellerup e Henrik Pontoppidan furono premiati congiuntamente per le loro opere ricche di idealismo, profondità psicologica e realismo sociale. Due voci diverse, ma complementari.
Nel 1917 il Premio Nobel per la Letteratura fu assegnato ex aequo a due autori danesi: Karl Gjellerup, “per la sua poesia ricca di ispirazione, che rivela un ideale elevato”, e Henrik Pontoppidan, “per le sue descrizioni autentiche della vita contemporanea in Danimarca”. Gjellerup, inizialmente ispirato al naturalismo, si avvicinò poi al simbolismo e al misticismo orientale, come nel romanzo Il pellegrino Kamanita, dove narra un viaggio spirituale nella reincarnazione e nell’illuminazione. Pontoppidan, invece, fu un realista implacabile e critico dei miti nazionali, autore di opere monumentali come Il regno dei morti e Terra promessa, in cui dipinse con precisione le trasformazioni politiche, sociali e culturali della Danimarca moderna. Entrambi contribuirono a definire la letteratura danese del primo Novecento, tra tensione etica, ricerca spirituale e attenzione alla realtà storica.