Il bilancio delle vittime della guerra a Gaza è molto più tragico di quanto finora raccontato. Un nuovo studio indipendente – frutto del lavoro congiunto di ricercatori di università di primo livello come Londra, Princeton, Stanford, Oslo e Louvain – stima che entro il 5 gennaio 2025 i morti palestinesi siano stati oltre 80.000, contro i circa 45.000 denunciati nello stesso periodo dal Ministero della Salute della Striscia. La differenza è enorme, e non lascia spazio a sottovalutazioni: si parla di un aumento di almeno il 39% rispetto alle cifre ufficiali.

Lo studio, condotto insieme al Palestinian Center for Policy and Survey Research di Ramallah, non è ancora passato attraverso la revisione tra pari, ma la sua serietà ha già attirato l'attenzione della rivista Nature, che gli ha dedicato una sintesi dettagliata. A renderlo credibile non sono solo i nomi degli atenei coinvolti, ma anche il metodo adottato: 2.000 famiglie di Gaza, intervistate via telefono o Internet, selezionate in modo da rappresentare equamente le aree urbane, i rifugiati e chi vive nelle tendopoli.

La stima centrale del team di ricerca è di 75.000 morti diretti per cause belliche, in un intervallo tra 64.000 (valore minimo) e 86.000 (valore massimo). A questi decessi si aggiungono circa 8.000 indiretti, cioè persone morte per fame, malattie non curate o altre conseguenze collegate alla guerra. Il totale, quindi, supera gli 80.000 morti.

Il dato che salta all'occhio è che la cifra diffusa dal Ministero della Salute di Gaza – spesso bollata come propaganda da parte dei media filoisraeliani – è inferiore persino al valore più basso stimato dai ricercatori. Questo ribalta completamente la narrativa corrente: se c'è stata un'omissione, non è da parte delle autorità palestinesi, ma al contrario una sottostima della catastrofe umanitaria in corso.

Secondo lo studio, il 56% delle vittime è composto da donne, minori e anziani: persone che non avevano nulla a che fare con il conflitto armato. Solo i bambini e ragazzi sotto i 18 anni rappresenterebbero 23.000 morti, mentre gli over 65 sarebbero circa 3.000. A fronte di questi numeri, è difficile sostenere che le operazioni militari israeliane abbiano agito con precisione chirurgica. Anche l'esercito israeliano ha ammesso più volte che nei raid "mirati" è normale che la maggioranza delle vittime siano civili. Una normalità che sa di disumanità.

Va sottolineato che il campione non include le famiglie completamente sterminate nei bombardamenti – quelle di cui nessuno è rimasto vivo per raccontare. Questo significa che le stime attuali sono quasi certamente per difetto. Se si considera anche chi è morto per cause collaterali, come fame e mancanza di cure, alcune ricerche suggeriscono che il numero delle vittime potrebbe salire a diverse centinaia di migliaia. Un orrore difficile anche solo da concepire.

In un contesto in cui questi numeri già fanno rabbrividire, non c'è bisogno di propaganda o iperboli: la realtà basta da sola a raccontare il disastro. Questo studio conferma, dati alla mano, che Gaza è teatro di una carneficina che il mondo continua a minimizzare, a ignorare o a ridurre a mera questione geopolitica.

E intanto, mentre si parla di "mediazioni" e "cessate il fuoco", le bombe continuano a cadere e ad uccidere altri palestinesi, soprattutto done e bambini.