Di Vincenzo Petrosino - ONCOLOGO CHIRURGO - Salerno -

Il rapporto tra inquinanti e cancro e altre patologie umane è oggi ben conosciuto, chi fa scienza e ricerca questo lo sa bene. Per questo oggi,dopo diversi anni, ho il piacere di poter leggere sempre più interventi a favore di scelte di vita che abbiano rispetto per l'ambiente in cui viviamo.

Solo qualche anno fa avevo  portato all'attenzione della scienza una ricerca che metteva in correlazione la presenza di alcune sostanze con alcuni tipi di cancro e avevo scritto una frase che forse riassume molto:

"Indeed, the earth and the environment in which we live is like a timeshare property, so we have a moral obligation to leave it clean – after using it – for the future generations".  V. Petrosino et Al. (https://drive.google.com/file/d/1Z9ZyRnoPdSBD-P9InIFeJ_QZjsTRIZUU/view)

L'inquinamento, che ha effetti sull'ambiente ma anche sulla salute dell'uomo, è frutto delle "nostre scelte" o anche dell'indifferenza che ci rende "complici dei briganti". Per questo la Chiesa italiana spinge ad una conversione ecologica che abbracci non solo la cura dell'ambiente ma anche la cura dell'uomo.

 Lo ha detto il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il card. Gualtiero Bassetti, intervenendo con un videomessaggio al convegno "Custodire le nostre terre" trasmesso da Acerra (Napoli) lo scorso 17 aprile, per iniziativa della Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute, della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, degli Uffici Nazionali per la pastorale della salute e per i problemi sociali e il lavoro e della Caritas italiana.

La custodia, o la mancata custodia, della casa comune – in quanto siamo tutti parte dell’umanità – incide direttamente sulla nostra salute. Gli effetti ambientali prodotti dalle nostre scelte hanno una incidenza diretta sulla salute fisica, psichica e sociale di tutti, e di ciò l’umanità è responsabile, prima che vittima.Per questa attenzione dovuta al bene delle persone, la Chiesa ritiene suo dovere farsi carico del tema della salute di tutti e di ciascuno, in forza del comandamento dell’amore che anima la propria azione e dell’esplicito mandato evangelico di evangelizzare e guarire.Per le responsabilità che abbiamo e che conosciamo, possiamo affermare che può risultare riduttivo, quando non addirittura discriminante, parlare di “terra” e di “terre dei fuochi”: perché dobbiamo piuttosto affermare con forza che siamo responsabili della “custodia di tutte le terre”.  [...]Custodire la Creazione porta con sé il rapporto che Dio ha sia con il creato, sia con l’umanità. Come comunità cristiana, siamo custodi di una lettura concreta e al tempo stesso spirituale, etica e politica, culturale e sociale. Niente dell’umano, per e dall’Incarnazione di Cristo, è escluso. Così, “custodire” è un verbo molto spirituale e al tempo stesso molto concreto. In questo senso il tema di questo Convegno è quanto mai appropriato: «custodire le nostre terre» rimanda alla duplice relazione di Dio con l’uomo e dell’uomo con la creazione intera. Come comunità ecclesiale, rispondendo all’invito di san Paolo VI per cui servono più testimoni che maestri, siamo chiamati ad essere “custodi operosi”.

Questo è anche quanto la scienza sta dicendo da diversi anni e adesso, fortunatamente, qualcuno si sta accorgendo che a breve si potrebbe arrivare al punto di non ritorno.


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